La fase preparatoria del Sinodo diocesano è iniziata il 28 ottobre scorso con la riunione nell’accogliente sala delle riunioni della Commissione di coordinamento, quella che un tempo era la cappella dell’abbazia dei monaci olivetani di Montemorcino. Presieduta dal vicario generale che è anche il segretario del Sinodo, mons. Gualtiero Sigismondi, la commissione ha pregato nella prima parte dell’incontro sulla base di tre brani della prima lettera di Pietro. Don Sigismondi ha presentato e illustrato i compiti e il metodo di lavoro della commissione cui spetta la responsabilità di sensibilizzare i fedeli e di preparare uno strumento di lavoro (Instrumentum laboris) che serva come punto di partenza e di riferimento per la discussione dell’assemblea stessa. Nella fase della discussione e della presentazione dei singoli membri della commissione (l’elenco dei membri è stato pubblicato nel numero 36 de La Voce) è stato osservato che tale commissione non è da considerarsi come una rappresentanza formale delle varie e molteplici componenti della comunità ecclesiale diocesana. È stato escluso il criterio della rappresentanza perché avrebbe comportato un numero imponente di membri, e pertanto avrebbe reso lo svolgimento del lavoro più lento e faticoso. La rappresentanza nel Sinodo è data dalle assemblee alle quali tutti saranno convocati, per cui nessuno deve sentirsi escluso. Le assemblee, ha osservato il segretario del Sinodo Sigismondi, hanno il potere di cambiare le relazioni preparatorie, come fecero i Padri conciliari rispetto ai documenti preparati dalla Curia romana. Sarebbe un segno di interesse, passione e capacità. Il primo fondamentale impegno che l’intera comunità diocesana è chiamata ad assumere, in vista dell’appuntamento sinodale, è quello della preghiera, dal momento che ‘la nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera – ammoniva Giovanni Paolo II – se noi per primi non fossimo contemplatori del volto di Cristo’. Del resto, ‘il tempo per stare alla presenza di Dio – avverte Benedetto XVI – è una vera priorità pastorale, la più importante!’. ‘Il Sinodo diocesano – ha scritto il Vicario nel Nuntium del 1’novembre – si configura come un evento di grazia, diretto sia a riscoprire l’essenziale del lavoro pastorale, sia a coprire la distanza che sempre più si misura tra le forme e le strutture della vita ecclesiale e l’attuale contesto socio-culturale. Si tratta di obiettivi che non possono essere raggiunti senza lasciarsi sorprendere dalla Parola, accettando la sfida della ricerca, il rischio di abbandonare posizioni già note, ma ormai inefficaci a comunicare la fede in un mondo che cambia con rapidità. Il Sinodo non avrà la presunzione di suggerire soluzioni preconfezionate, ma l’ambizione di far intravedere orizzonti nuovi e di proporre sentieri accessibili’.