Delle tredici regioni che sono andate al voto per rinnovare il Presidente e il Consiglio regionale, undici hanno dato la maggioranza al Centro sinistra e due al Centro destra. Se fosse l’esito di una partita, undici a due, sarebbe un vero disastro sportivo. In politica il fatto è ancora più grave perché dietro questo dato vi sono milioni, forse due milioni, di cittadini che hanno abbandonato la propria squadra e sono passati all’avversario. Frettolose e interessate interpretazioni da una parte hanno preteso di stabilire che tutto ciò dipende dal declino del leader di Forza Italia e dal rifiuto della politica del Governo in carica, e così si pensa di avere il risultato delle politiche del prossimo anno già in tasca. Dall’altra parte si è, sempre frettolosamente, preteso di stabilire che è fisiologico e comune a tutti i paesi europei privilegiare le opposizioni in un momento di difficoltà economica e quindi non c’è motivo per preoccuparsi, perché tutto sarà aggiustato e tornerà come prima. Si può arguire pertanto che i due schieramenti non sono interessati a fare un profondo esame della situazione e cambiare conseguentemente metodi e programmi. Si continuerà come prima ognuno presumendo di avere ragione e andando avanti per la propria strada, litigando lungo il percorso. C’è da credere invece che pur avendo un significato politico generale, questo è solo un voto di scontento o per abitudinaria appartenenza per cui non sembra atto a garantire per il futuro (Il disagio dei cittadini è documentato anche dalle 2.778.505 schede nulle e bianche, il 9,1%). Ciò che di concreto è successo è soltanto il rinnovo dei membri dei Consigli regionali, dove il cambiamento è più nelle persone che nelle cose che le regioni sono obbligate a compiere di destra o sinistra che siano. Ciò che invece sarebbe da fare da qui al prossimo appuntamento politico elettorale è l’analisi dello stato della nazione, delle emergenze che si trova ad affrontare in una società globalizzata sempre più insidiosa e complessa e cercare modelli sistemici di intervento che riescano a mettere insieme quei valori che oggi si trovano disgregati e sparsi quali, ad esempio, lo Stato democratico assicurando il libero ed equilibrato esercizio dei poteri secondo le norme della Costituzione del 1948, l’unità solidale della nazione, il rispetto della vita umana, il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio, la libertà reale di insegnamento, la solidarietà verso le categorie più povere, la dignitosa accoglienza degli immigrati, la solidarietà internazionale impegnandosi per la pace e il disarmo, la ricerca della giustizia contro la dittatura del mercato, la difesa dell’occupazione, il rispetto dell’ambiente. In una parola, un soggetto politico, pluralistico al suo interno, che promuova un modello di società dove questi e altri veri valori, di cui la nostra società ha bisogno per vivere pacificamente e dignitosamente, non siano aprioristicamente esiliati.