Conoscere le povertà è il passo necessario prima di contrastarle. L’Umbria lo sta facendo da circa dieci anni, grazie alla felice intuizione di un prete, don Luigi Filippucci. ‘Proposi questo cammino agli uomini delle istituzioni regionali di allora, che furono entusiasti di intraprenderlo insieme alla Chiesa’, ricorda. Poi aggiunge: ‘Non si può sostenere che occuparsi dei poveri sia compito di chi ci governa oppure della Chiesa. Sarebbe giocare ‘a scaricabarile’. Dobbiamo farlo insieme perché, purtroppo, il problema povertà è sempre più attuale. E sia chiaro: solo ‘in rete’ possiamo tentare di aiutare i nostri poveri’. È datato 1994 il primo protocollo di intesa fra la Conferenza episcopale umbra (Ceu), la Regione dell’Umbria e l’Irres (oggi Aur), perfezionato l’anno successivo in una vera e propria convenzione, che dette vita all’Osservatorio regionale sulle povertà. Umbria, 17 famiglie su 100 povere o quasiDieci anni di studio sulle povertà è proprio il titolo dell’incontro che si apre questa mattina, venerdì, a Perugia (ore 9), al Salone d’onore di palazzo Donini. Un invito a riflettere su un fenomeno in crescita, degenerativo della nostra società. ‘Oggi, in Umbria, rispetto al 2001 quando erano 20 mila, ci sono 3 mila famiglie povere in più’, afferma il sociologo dell’Osservatorio regionale sulle povertà, Paolo Montesperelli. Che continua: ‘Nella nostra regione il 7,3 per cento delle famiglie vive già sotto la ‘soglia di povertà”. Le famiglie povere nel Centro Italia sono il 6 per cento. Ma la percentuale più allarmante è che quasi il 17 per cento delle famiglie umbre sono povere o potrebbero diventarlo (il dato è così suddiviso: un 8 per cento sono quelle ‘quasi povere’, il 5 per cento le già ‘appena povere’ e il 4 per cento le ‘molto povere’): si tratterebbe di 138 mila persone. Strano a dirsi, in una regione che sembra felice o che, forse, sta imparando velocemente ad ignorare gli infelici. Anche le cifre che mancano sono impietose. Ancora Montesperelli: ‘C’è poi la povertà estrema, in cui versano le persone che vanno alla Caritas a chiedere di tutto. Noi studiosi non abbiamo dati su questo tipo di povertà, ma avvertiamo dagli accessi alle Caritas dell’Umbria che anche questa è ‘in evoluzione’. Nel senso che – continua il sociologo – aumenta l’età dei poveri estremi, che passa da 37 anni a 42; c’è poi una forte componente di nuovi poveri estremi che affluisce in Umbria dall’Est Europa e, soprattutto fra questi, la maggioranza è costituita da donne’. Nuove povere estreme, insomma. Verso il IV Rapporto sulle povertà in Umbria L’attuale presidente dell’Agenzia Umbria ricerche (Aur), Claudio Carnieri, afferma: ‘Credo che l’Umbria sia tuttora una terra generosa, ma dobbiamo vigilare sulla condizione dei poveri perché hanno perso molta ‘voce’ rispetto agli anni passati: non sanno più come rappresentare il loro malessere. Il corpo sociale, il ceto ‘di mezzo’ rischia di non vederli affatto, come avviene anche nel caso dei pochi super ricchi che vivono nel loro mondo d’oro, le loro vite del tutto svincolate dalle nostre’. L’Aur ha appena cominciato a lavorare sul IV Rapporto sulle povertà in Umbria, che sarà pubblicato entro giugno 2007. ‘Questi studi sono utili – ha concluso Carnieri – per attirare l’attenzione dei politici sul tema della povertà, nonché per l’attività regionale di governo e di legislazione’.
In aumento in Umbria vari tipi di povertà
Incontro su 'Dieci anni di studio della povertà' nella nostra regione
AUTORE:
Paolo Giovannelli