Dal giugno 2009 Asia Bibi, giovane cristiana accusata di aver offeso il “profeta Maometto”, si trova in una cella senza finestre, in attesa della condanna a morte. Ma non ha smesso di sperare: “Vivo con il ricordo di mio marito e dei miei figli, e chiedo a Dio misericordioso che mi permetta di tornare da loro”. Per sostenere la liberazione di Asia Bibi, il quotidiano Avvenire ha lanciato una petizione che ha superato le 30.000 sottoscrizioni. Impacchettate in due scatoloni, le firme sono state consegnate il 6 marzo a Tehmina Janjua, ambasciatore della Repubblica islamica del Pakistan in Italia. Ne parliamo con Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
Com’è nata l’idea della raccolta firme?
“Già da due anni e mezzo abbiamo scelto di porre un ‘bollo’ nella pagina degli editoriali e sul sito internet con lo slogan ‘Salviamo Asia’, per ricordare a tutti una vicenda che stenta a trovare la luce dei riflettori. L’8 dicembre 2012 abbiamo pubblicato come editoriale della prima pagina la lettera scritta dal carcere ai suoi familiari: una testimonianza straordinaria per intensità, bellezza e dolore. Questo editoriale ha suscitato numerose lettere di risposta. La campagna è partita quasi da sola, perché abbiamo ritenuto che valesse la pena dare un seguito a questo movimento dal basso. Ci siamo offerti come punto di raccolta”.
Chi ha aderito alla campagna?
“Tanta gente semplice, uomini e donne di Dio, persone consacrate, intellettuali, scrittori, giornalisti, uomini e donne del mondo dello spettacolo. Un universo di persone trasversale anche dal punto di vista religioso, con firme che sono arrivate da personalità legate al mondo islamico ed ebraico. Anche alte cariche istituzionali, a cominciare dal messaggio del presidente del Consiglio Mario Monti e dai presidenti dei due rami del Parlamento, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Tuttavia la petizione ha soprattutto parlato al cuore dei cristiani italiani e stranieri”.
Com’è la situazione in Pakistan?
“Abbiamo lanciato questa campagna con un sentimento di rispetto e di amicizia verso un grande Paese, che nasce da un anelito alla convivenza tra religioni diverse. Era questo uno degli ideali dei Padri fondatori. Per anni, pur con le difficoltà tipiche di una società a forte maggioranza islamico-sunnita, si è proceduto con passo sicuro in avanti. Un traguardo ottenuto anche grazie all’iniziativa delle minoranze, che hanno saputo riunirsi attorno a quella straordinaria figura che è stata Shahbaz Bhatti, il ministro per le minoranze che ha perso la vita per aver difeso Asia Bibi”.
Cosa vi è stato detto dall’ambasciatore del Pakistan in Italia?
“Abbiamo consegnato gli scatoloni con le lettere cartacee e in formato digitale. L’ambasciatore si è impegnato con noi a farle avere alle autorità del suo Paese, attraverso il ministero degli Affari esteri e la Presidenza della Repubblica”.
Le autorità italiane ed europee si stanno ancora interessando al caso di Asia Bibi?
“La questione è stata al centro dell’ultimo incontro tra i ministri degli Affari esteri italiano e pakistano. Anche le autorità europee hanno battuto un colpo trovando il coraggio che a lungo l’Europa non ha avuto. Per anni abbiamo registrato l’incapacità di aggiungere l’aggettivo ‘cristiano’ alle persecuzioni in atto contro le minoranze nel mondo, perché non si aveva il coraggio di affermare che si parlava di minoranze cristiane”.
La persecuzione dei cristiani è una ferita profonda per la Chiesa…
“Noi che viviamo in un Occidente in pace apparente, perché insidiato da altri pericoli e guerre contro la visione cristiana della vita, sentiamo lontane tante realtà che invece ci riguardano da vicino. Il cattolicesimo, che oggi è la religione di circa un miliardo e 200 milioni di persone sulla faccia della terra, ha quasi un miliardo di fedeli che vivono lontano dall’Europa, in condizioni spesso critiche. Ci sono Chiese che crescono nel sangue dei martiri e vivono questa condizione con una forza, una speranza e una tenacia che può insegnare molto a noi cristiani e cattolici di più antica tradizione. Aprire gli occhi su questi casi ci aiuta a capire meglio che cosa significa essere cristiani”.