Le catechiste non si fermano mai, sono troppo prevedibili, impallidiscono (per non dire inorridiscono) di fronte alle innovazioni tecnologiche, e per giunta non sono multitasking! È questo il ritratto impietoso, un po’ stereotipato ma divertentissimo (parola di catechista!) emerso durante l’ormai irrinunciabile appuntamento annuale di formazione per gli educatori della diocesi, tenutosi a Montemorcino il 20 novembre scorso, sul tema della comunicazione della fede alle nuove generazioni, alias i “nativi digitali”. In continuità con l’appuntamento dell’anno passato e gli Orientamenti pastorali della Cei, Mauro Bignami, formatore Anspi ed esperto in pastorale giovanile, ha sapientemente guidato i partecipanti perché si confrontassero sul proprio grado di consapevolezza circa le infinite opportunità offerte oggi dall’“abitare” la Rete, nel senso di farsi “prossimo” per “trasformare in luogo teologico un ambiente tecnologico”. Nonostante gli sforzi compiuti dalla Chiesa e tutte le raccomandazioni sulla pastorale integrata, è ancora necessario ribadire quanto sia insufficiente, a volte dannoso, cucirsi addosso un abito accattivante e alla moda per intercettare la sete di Dio e il desiderio di pienezza del giovane. La questione non si pone sul piano delle “tecniche” e delle strategie, ma prima ancora sul piano dell’atteggiamento interiore dell’educatore, che deve tenere presenti tre imperativi fondamentali: vigilare, guardare con attenzione e prendersi cura, che non riguardano esclusivamente lo stare nella Rete ma sono alla base di ogni relazione autentica. È l’ascolto dell’altro la più alta forma di educazione; e l’essere-con, non l’esserci fine a se stesso, la vera comunicazione, anche nel brusio dell’ambiente mediatizzato. Considerare la Rete come irreale, solo perché virtuale, sarebbe deresponsabilizzante! Nonostante tutti i suoi rischi, il Web rappresenta una seconda opportunità di incontro tra l’educatore, il giovane e il suo gruppo di amici. Spesso i catechisti, pur preparati e motivati, si concentrano molto sui contenuti e poco sul come i ragazzi possano accogliere certi messaggi. Questa sottovalutazione delle risorse e delle esigenze dei ragazzi stessi si traduce in una non-vigilanza, in un non-ascolto. Spesso basterebbe un piccolo segno lasciato ai ragazzi, “memoria” di un’esperienza condivisa e mai totalmente conclusa. Due “segni” ci siamo portati a casa: dei sassolini colorati, che a volte ostacolano il cammino (e fanno male!), ma che invitano a fermarsi e ripartire con più attenzione, slancio e impegno, e due versetti del Vangelo di Luca: vino nuovo in otri nuovi, perché il Signore ci invita a rinnovare il nostro “sì” giorno dopo giorno (Lc 5,37-39).Chiara CasagrandeCatechisti “mandati” ad insegnareDomenica scorsa l’Arcivescovo ha atteso i catechisti in cattedrale ed ha celebrato per loro. A loro mons. Gualtiero Bassetti ha rivolto l’omelia e consegnato il “mandato” ovvero la possibilità di annunciare ed insegnare la Parola di Dio in nome e per conto della Chiesa. Una grande responsabilità ha sottolineato mons. Bassetti richiamando, nell’omelia, la necessità di “lasciarci, noi per primi, guidare dal Signore”. “Cristo sarà davvero Signore della nostra vita – ha detto – se sapremo sempre di più amare il prossimo e diventare per tutti trasparenza del Suo amore misericordioso”. Ai catechisti della sua diocesi l’Arcivescovo ha chiesto di avere particolare attenzione a quei giovani e adulti “che, dopo aver ricevuto una educazione cristiana ed essersi allontanati dalla fede sentono il bisogno di riavvicinarsi e se incrociano una comunità viva, manifestano la disponibilità a credere”. Alla cura per la catechesi tradizionale occorre dunque affiancare “una particolare attenzione a quella che viene definita la pastorale ‘dei ricominicianti’”. “Purtroppo ormai i più stanno fuori” dalla chiesa ma, ha aggiunto mons. Bassetti, “anche chi si è allontanato dalla chiesa, e può essere con essa polemico non è ‘tabula rasa’, non è del tutto privo della luce di Dio, ed è quindi sempre possibile un aggancio”. Come fare? Ai catechisti è chiesto di avere “più coraggio nel dialogo” impostando “una pastorale più leggera, meno organizzata e senza schemi prestabiliti” e la comunità ecclesiale “deve cercare di essere sempre più coerente col messaggio evangelico”. “Le parrocchie devono sempre più crescere in una dimensione missionaria” ha dettoil Vescovo ricordando le indicazioni ancora attuali “espresse dai vescovi italiani a metà del primo decennio di questo nuovo secolo”. La direzione, per mons. Bassetti, “è chiara: la Chiesa, grazie a Dio, ha molto da offrire: la vita buona del Vangelo! È tempo di seminare con forza la buona notizia, di tornare ad annunciare con gioia l’amore gratuito di Dio: Solo il vangelo è fonte di salvezza per la vita delle persone!”. “Coraggio catechisti, non abbiate paura, è il Signore che vi manda. Ed io sono lieto di poter confermare questo mandato!” ha detto mons. Bassetti concludendo l’omelia. Aveva immaginato di poter dare il Mandato ai mille catechisti della diocesi presenti con i loro parroci in cattedrale, ma San Lorenzo non era affollata come avrebbe dovuto essere. “Questo dovrebbe essere un giorno importante quanto la messa del Crisma o del Patrono” ha detto mons. Bassetti ricordando che l’annuncio del Vangelo è compito proprio del Vescovo. Per questo il prossimo anno chiederà a tutte le parrocchie di essere presenti con catechisti e parroci.
Il www.Vangelo
Diocesi. Annuale incontro di formazione rivolto ai catechisti e agli educatori
AUTORE:
Maria Rita Valli