Il viaggio della fiaccola in Russia

Mons. Fontana: 'Ci siamo accorti che l'idea che l'abate Benedetto andasse per nostro tramite all'abate Sergio è molto piaciuta ai nostri fratelli dell'Ortodossia russa'.

È rientrata in Italia la delegazione per la fiaccola benedettina per la pace, giunta alla sua trentesima edizione. Ogni anno sono state toccate varie parti del mondo dove il monachesimo di san Benedetto è ben radicato. Quest’anno si è scelto come tappa Mosca, per dare al viaggio anche un alto valore ecumenico e culturale, nella convinzione che il monachesimo di san Benedetto è il ponte principale tra il mondo cattolico e il mondo ortodosso. L’incontro alla Duma, l’accoglienza alla sede della Provincia di Roma con il presidente Gasbarra e l’attesa udienza con papa Benedetto XVI hanno dato all’accensione della Fiaccola 2005 una rilevanza notevole. Chiediamo all’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Riccardo Fontana, che della delegazione è stato la guida, un bilancio di questo importante viaggio in terra russa nel segno del dialogo tra la Chiesa di Roma e quella Ortodossa. Eccellenza, come è andato il viaggio a Mosca per l’accensione della fiaccola della pace? ‘Un’esperienza spirituale interessante. Ci siamo resi conto che la via del monachesimo è un percorso ecumenico che avvicina le Chiese d’Occidente con quelle d’Oriente, perché hanno tuttora un linguaggio in comune nel primato da dare a Dio, nel rifiuto della logica del mondo, facendo spazio al Vangelo nella preghiera continua. Ci siamo accorti che l’idea che l’abate Benedetto andasse per nostro tramite all’abate Sergio è molto piaciuta ai nostri fratelli dell’Ortodossia russa. Sua santità il patriarca Alessio II ha voluto rispondere immediatamente al gesto di attenzione inviando una delegazione speciale a Norcia per l’11 luglio prossimo, quando si celebrerà la festa di san Benedetto nella sua casa natale’. Quale ricordo porterà con sé di questo speciale incontro tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica? ‘Altri hanno il compito di trattare i grandi temi della teologia e del diritto, noi più umilmente attorno a san Benedetto amiamo dare eco alle parole dell’Archimandrita che presiedeva la preghiera della sera e che ha acceso la fiaccola: sette concili ci uniscono, occorre ritrovare le vie dell’amicizia per costruire la pace. Le nostre intenzioni, il rispetto per la tradizione del monachesimo che fa capo a san Sergio e l’attenzione per una cultura parallela, sono le tematiche che ho potuto illustrare alla Duma, ricevuto per le vie formali dal Presidente della commissione per gli affari sociali e religiosi. Ero accompagnato dal rappresentante pontificio, l’efficientissimo arcivescovo Antonio Pennini e da un gruppo di sacerdoti ortodossi, di cui uno si è offerto di farmi da interprete’. È possibile rendere attuale alle nuove generazioni il messaggio di san Benedetto? ‘I pilastri dell’insegnamento benedettino dopo 1440 anni sono vivi perché ancora vissuti da un larghissimo stuolo di monaci. Poi, a livello esistenziale, il precetto di san Benedetto, di nulla anteporre all’amore di Cristo, ha un fascino che incanta le nuove generazioni con la sua radicalità evangelica. L’idea che il Papa abbia scelto dichiaratamente di portare il nome di san Benedetto da Norcia, al di là del grande onore che fa a tutta la nostra regione Umbria, è segno che l’antico Patriarca, nato a Norcia, è ancora un programma: lo è per il Papa, lo è anche per noi che ci sentiamo coinvolti in quella sapienza antica che è identità del nostro popolo’. Anche la presidente Lorenzetti ha inviato un messaggio per la fiaccola benedettina. Come interpretare questo gesto? ‘L’idea che per le vie formali la Presidente della Regione in occasione della nostra visita al Patriarcato di Mosca, ci abbia affidato il messaggio memorabile che è stato già pubblicato sulle colonne de ‘La Voce’, fa vedere come sulle cose che contano, sui valori e sull’identità del nostro popolo troviamo l’autorità civile pienamente concorde con i progetti e le aspirazioni dei cristiani umbri’.

AUTORE: Francesco Carlini