I rilievi critici espressi dal periodico ceraiolo ‘Via ch’eccoli’ sul ruolo della Chiesa e del Vescovo nel contesto della festa dei Ceri hanno indotto il cappellano dei Ceri don Giuliano Salciarini ad alcune puntualizzazioni e precisazioni. Quanto sostenuto da ‘Via ch’eccoli’ è destinato a far discutere in quanto tende ad emarginare la Chiesa ed i suoi rappresentanti da una manifestazione di cui studi, vicende secolari ed il sentire popolare la considerano invece parte integrante. Il dibattito comunque può ritenersi aperto anche ad altri contributi. Tutti gli anni ho apprezzato lo sforzo editoriale di Via ch’eccoli, che ha tracciato nel tempo storia, curiosità e sensazioni legate alla vita dei Ceri, ma quest’anno sono rimasto molto molto male per come il periodico ha offeso il nostro Vescovo, definendolo nell’editoriale ‘invadente e ingombrante’. Lo stesso trattamento è riservato al ruolo ed alla presenza della Chiesa con l’articolo In difesa della laicità della festa. Dopo aver citato vari documenti che richiamano le celebrazioni organizzate nel corso dei secoli dai laici e dagli ecclesiastici, l’articolista scrive: ‘La Chiesa venne introdotta nel vivo della festa nel 1951, quando una commissione di ‘inesperti’ permise al Vescovo di fare una breve processione dalla chiesa Ranghiasci alla scalea del palazzo dei Consoli’. Così poi prosegue: ‘Nei primi anni era un semplice incontro Vescovo / Sindaco / Capitani. Uno scambio di saluti e auguri. Ora no. L’anno scorso il Vescovo ha recitato una preghiera, al termine della quale si è levato un generale Amennn! Poi la benedizione della folla con tanto di acqua santa’. In senso spregiativo. Per onore di verità, questi ‘inesperti’ sarebbero i personaggi che si misero insieme negli anni del dopoguerra per rilanciare Gubbio con le sue tradizioni e il suo folklore, puntando proprio alla riorganizzazione della festa dei Ceri e del Palio della Balestra. Con le poche risorse realizzarono la Rappresentanza storica della città di Gubbio, in costume trecentesco, che vide la prima uscita il 15 maggio 1951 per dare una cornice più bella alla cerimonia dell’alzata dei Ceri. La festa dei Ceri non va difesa per la sua ‘laicità’, se mai va difesa perché va perdendo il valore primo e inequivocabile che è quello di rendere un tributo di onore e di affetto al Patrono. Ma tutte quelle manifestazioni elencate, opera di laici e di ecclesiastici, per chi erano? Perché venivano fatte? Ma sant’Ubaldo cosa rappresentava per quegli eugubini? Non è il culto e la devozione a sant’Ubaldo il denominatore comune che ha fatto da collante in questi otto secoli, riuscendo a snellire e mettere insieme le manifestazione in suo onore? Come si fa a leggere la storia solo in un senso! È scorretto usare il ‘periodico di tutti i ceraioli’ per portare avanti idee proprie che non hanno nessun fondamento storico, culturale e religioso, e che credo non essere condivise dalla stragrande maggioranza degli eugubini. E poiché tale periodico è edito dall’Università dei Muratori e dalle Famiglie ceraiole, dico: se anche a voi la presenza della Chiesa eugubina e del successore di sant’Ubaldo, che la rappresenta, dà fastidio nel contesto della festa, vedremo di prendere le distanze. Ma se pensate che i due articoli abbiano, a vostra insaputa, usato il periodico per portare avanti concetti che nulla hanno a che vedere con i ceraioli, esigiamo che voi li sconfessiate pubblicamente tramite un vostro comunicato e chiediate, in quanto editori, scusa al Vescovo per quelle frasi che lo riguardano in prima persona.
Il Vescovo non è un ‘intruso’!
Festa dei Ceri. La reazione del cappellano agli attacchi della rivista 'Via ch'eccoli' contro la presenza della Chiesa
AUTORE:
Don Giuliano Salciarini