orità, tanta gente presente, la banda cittadina, gran parte dei sacerdoti della diocesi di Gubbio e anche altri presbiteri che sono stati qui nel loro ministero pastorale, uniti in una cerimonia dal rituale antico di straordinaria suggestione. Questa la cornice che ha visto la dedicazione della nuova chiesa di Cristo Risorto che si è svolta nel pomeriggio di sabato scorso. Si è iniziato all’esterno, dove l’architetto romano Eugenio Abruzzini, progettista della struttura, ha brevemente fatto una presentazione dei lavori della chiesa, per poi subito proseguire con la consegna delle chiavi, dei disegni, del progetto al vescovo di Gubbio, mons. Pietro Bottaccioli (un momento particolarmente toccante, che ha visto l’artefice progettuale dell’edificio dare al successore degli Apostoli la “casa” del Signore per essere consacrata), il quale le ha subito affidate al parroco, mons. Luigi Lupini, permettendo alla gente, una volta aperte le porte di entrare con le rituali e solenni parole: “Varcate le porte del Signore, con inni di grazie, con canti di lode!”. Sono le 17.50, in perfetto orario con quanto stabilito e con la gente di Umbertide, tanta, accalcata che preme per entrare. Dal di fuori le persone vivono intensi momenti prima di varcare la soglia della Chiesa e iniziare la cerimonia religiosa vera e propria di consacrazione, con i vari riti: prima l’aspersione, poi la benedizione e l’unzione dell’altare col crisma, quindi l’unzione delle pareti, e, infine, l’accensione delle luci (a significare l’ingresso della Grazia, di Cristo nel suo Tempio santo). Il Vescovo ha avuto modo di affermare durante l’omelia come “una nuova Chiesa sia il segno di una nuova presenza di Cristo risorto ad Umbertide… – ed ancora -; la città cresce in un ammirevole sviluppo urbanistico, e la nuova chiesa al centro di una vasta area di espansione, ci ricorda che il Risorto accompagna il cammino dell’uomo nel procedere della storia e con la sua Risurrezione si è fatto contemporaneo a noi, a tutte le generazioni che si avvicendano nel tempo, dicendo: “Ecco, io sono con voi ogni giorno sino alla fine del mondo!”. La nuova chiesa ci ricorda che Cristo procede con noi, nelle nostre strade per dare anima a uno sviluppo che rimane altrimenti solo esteriore, e, ci fa una cosa sola con Lui, ci associa a sé; da Lui salvati e fatti portatori del suo dono di salvezza. Quindi, procedendo nel suo sentito discorso, il Prelato eugubino ha affermato come, allora, la nuova chiesa non è solo il segno della presenza operante di Cristo Risorto, ma il segno di una comunità viva, “pietre vive per la creazione di un edificio spirituale”. E ancora, riferito alle persone presenti: “Questa Chiesa deve essere a vostra immagine ed esige una vera comunità… Questo edificio sacro che gli addetti ai beni culturali della Cei giudicano la più bella realizzazione in Umbria delle chiese costruite con la sovvenzione dell’8 per mille data alla Chiesa cattolica, deve essere il segno di una viva e bella comunità, capace di offrire a Dio il vero culto in Spirito e verità; una comunità che nasca da una reale comunione di cuori e che si apra in particolare alle giovani generazioni e all’accoglienza di quanti oggi una cultura di egoismo, di inimicizia, di violenza, emargina dalla vita sociale”. E’ certo, come ha detto mons. Bottaccioli, che comunione e missione siano le due -fondamentali vocazioni della Chiesa e siano le autentiche dimensioni di una vera comunità cristiana e, inoltre, come tocchi ai singoli componenti di questa comunità frattigiana darsi da fare per costituire la Casa di Dio. “Tocca a voi! Tocca a voi costruire l’oratorio di questo complesso parrocchiale, per le nuove generazioni, come ponte tra la Chiesa e la strada, in collaborazione con le altre agenzie educative (in particolare la famiglia e la scuola), perché tutte si pongano senza ambiguità al servizio delle nuove generazioni per farle crescere in modo sereno e consono alla loro dignità”. E insieme all’oratorio, un altro invito a tutti i presenti a costituire spazi di accoglienza che facciano rivivere l’antica tradizione cristiana di Umbertide, che, accanto alla prima Chiesa di Umbertide, l’Oratorio di S. Erasmo, aveva costruito l'”Ospitium” per i poveri e pellegrini, cioè la “casa di accoglienza”; il primo segno, questo, della presenza della comunità cristiana ad Umbertide e che la immette in quella tradizione più grande iniziata da S. Ubaldo, il quale diceva che non si poteva costruire una Chiesa se accanto non si costruisse una casa di accoglienza per i meno fortunati. “E il nome nuovo dell’Ospitium, dice il Vescovo, è la Caritas, non come gruppo di assistenza, ma come animazione dell’intera comunità a rispondere agli appelli che derivano dalle antiche e nuove povertà”. E proprio tra le preghiere centrali della dedicazione di questa Chiesa, il successore degli Apostoli ha affermato che si pregherà perché: “Qui il povero trovi misericordia! Qui l’oppresso venga per sapere e ogni uomo goda dell’accertarsi dei suoi diritti, finché tutti giungano alla gioia piena della santa Gerusalemme del cielo”. In conclusione dell’omelia ha parlato, poi, di una nuova Chiesa come di un programma esigente. “L’edificio non è del tutto ancora terminato, ma è costruito; la comunità non si finisce mai di costruirla! Una chiesa nuova è dunque un programma esigente, non semplicemente a livello economico, soprattutto a livello pastorale e spirituale, se vuol essere un segno vero di una comunità, cosa che io auguro a tutto Umbertide”.Infine, dopo la distribuzione dell’Eucaristia, prima del termine della Messa, il Santissimo è stato portato processionalmente al Tabernacolo. Non poteva mancare, poi, come si fa per le occasioni di festa un ricco rinfresco, consumato al termine della celebrazione nell’allegria e nella gioia. Ma passiamo a parlare nei dettagli della chiesa e di come si presenta agli occhi di un osservatore. Si può senz’altro dire che essa è la vera “perla” della nuova struttura, che, nella compostezza elegante dei suoi movimenti architettonici, riesce a inchiodare l’attenzione del fedele all’altare maggiore, dove troneggia il Cristo Risorto verso cui si orientano, dopo aver preso forma, i pesci del portale d’ingresso e delle tre finestre del Fonte Battesimale (che alla fine della particolare metamorfosi diventano colombe). Poi, più in alto, si possono osservare i cinque pannelli decorativi che riproducono episodi legati alla Risurrezione, le dodici pecore che simboleggiano gli Apostoli e quindi la Chiesa e il “Chi Ro” (le iniziali greche del nome di Cristo) inserite nei tre cerchi concentrici significanti la Trinità, i quali fanno da cornice al forte richiamo di spiritualità che la sacralità del luogo da sola impone. Quindi, comunicante con il grande tempio si può vedere la Cappella feriale, destinata allo svolgimento delle cerimonie quotidiane per i piccoli gruppi o per i riti che registrano una minore affluenza di fedeli (e che rappresenta sicuramente una risorsa di funzionalità e di ordine nella gestione delle esigenze della chiesa principale). Niente è lasciato al caso, e, dunque, come dicevamo nel numero precedente, si può trovare un discreto spazio – circa 100 metri quadrati – riservato a Radio Comunità Cristiana (che per ora vede da qui solo un punto di emissione per mandare il segnale e la radio vera e propria rimane nella vecchia struttura di Cristo Risorto). Inoltre, importante ruolo rivestirà pure il luogo destinato alla catechesi, visto che l’edificio attiguo alla chiesa, al piano terreno, sarà riservato a quella che può definirsi l’attività caratteristica del ministero ecclesiale. In questo spazio, ben nove ambienti, uno dei quali di ampie dimensioni, sono destinati ad aule per le varie iniziative pastorali. E allora la catechesi per i ragazzi, i corsi prematrimoniali per fidanzati, le riunioni di varia natura con i gruppi organizzati, le sedute del Consiglio pastorale ecc…, avranno gli spazi ideali per svolgere i loro compiti anche in concomitanza tra loro senza intralciarsi a vicenda. E’ proprio il caso di dire che si tratta di un supporto della massima importanza che dà una caratteristica quasi oratoriale alle nuove strutture del complesso ecclesiale della parrocchia. Una comunità religiosa, d’altro canto, deve essere un soggetto attivo di incontro con gli altri e non può rinchiudersi in un estatico compiacimento autoreferenziale! Così tutta la ricchezza dei vari spazi, vuol significare proprio questa massima disponibilità all’incontro e al dialogo. C’è anche una biblioteca, che occupa la posizione più felice dell’intera struttura, dominando con le sue ampie vetrate gran parte della città di Umbertide. E’ situata al primo piano, ma l’ampio locale va però riempito del suo contenuto specifico, i libri, e i vari sussidi multimediali sono mete, in gran parte da raggiungere e sarà cura di quanti vorranno dimostrare buona volontà impegnarsi in questa direzione. Importante mettere in evidenza che la sala si presta benissimo anche ad altri usi, quali conferenze, dibattiti, incontri con personalità del mondo della cultura, dell’arte e delle professioni. E poi la Caritas, con un ampio settore del seminterrato da destinare all’aiuto concreto verso i più bisognosi. Ma non è finito qui. C’è posto anche per gli spazi ricreativi. Sempre nella vasta superficie del seminterrato dove saranno allestiti angoli di gioco e di incontro per i ragazzi, per i giovani e i meno giovani. Proprio in questa parte si trova un salone eccezionale per le sue dimensioni e le sue potenzialità d’uso, un ambiente capace di raccogliere centinaia di persone in occasione di conferenze o di recite e spettacoli che richiamino molti spettatori. Il Vescovo e i parroci della zona, esprimono l’auspicio di un suo frequente utilizzo, per dare una risposta di segno contrario alla solitudine e al particolarismo che caratterizzano il nostro tempo. Dulcis in fundo, il particolarissimo e imponente campanile, costruito davanti alla facciata della chiesa, quasi a simboleggiare un ponte tra cielo e terra. La sua altezza è di 28 m. e ospita 5 campane, ciascuna con un suo nome, un peso e una tonalità: Cristo Risorto – Maria Assunta in cielo, del peso di 380 kg., che suonerà in “La”; S. Ubaldo – San Francesco, pesante 260 kg., a fare il “Si”; S. Cristoforo – S. Erasmo, del peso di 185 kg., il “Re bemolle”; Beato Giovanni XXIII, 150 kg., il “Re”, e, per chiudere, San Bernardino, pesante 105 kg, e che suonerà in “Mi”. E così, fra l’emozione dei presenti, la nuova Chiesa di Cristo Risorto si è avviata a diventare il cuore della città ecclesiale della Fratta e una “porta” sempre aperta ai bisogni spirituali di tutti gli umbertidesi.
Il Vescovo: “La chiesa sia segno di una viva e bella comunità”
Consacrata la chiesa di Cristo Risorto di Umbertide in un clima di grande emozione
AUTORE:
Fabrizio Ciocchetti