Il tele-comando

Berlusconi: “Ho detto a Gianfranco (Fini) di dire a Casini di fare presto, così finisce la telenovela”. Ciampi ha reclamato il pluralismo nell’informazione televisiva pubblica. Quando saremo in stampa forse l’organigramma del Consiglio di amministrazione della Rai sarà formato e reso pubblico. Ci saranno espressioni di soddisfazione e mugugni vari da diverse parti. Il mezzo televisivo è troppo importante, persino decisivo in certi momenti della vita nazionale per lasciare indifferenti i cittadini che usufruiscono ogni giorno, come e più del pane quotidiano, di ciò che dice e fa vedere la tv. Ed è indubbio che se questa, pubblica e privata, sta nelle stesse mani i margini di libertà dell’informazione sono più risicati e persino inesistenti. Si rischia la monocultura televisiva. Come risolvere la questione nel migliore dei modi e nel rispetto della pluralità culturale di una società nazionale frantumata in tanti spezzoni che lacerano le stesse aggregazioni politiche, rappresenta una difficoltà oggettiva e va a colpire grossi interessi soggettivi, di soggetti individuali, corporativi e di gruppi sociali. Speriamo che il buon senso e i criteri della moderazione prevalgano e la gente comune non si trovi a dover continuare a guardare la televisione che arriva in ogni casa in ogni momenti, di giorno e di notte, sempre premuniti di sospetto e di filtro critico per difendersi da menzogne e inganni. La discussione però verte soprattutto sulla questione politica, sulla impostazione di quei programmi che hanno a che fare con maggioranza e minoranza, con le decisioni del governo e le leggi del parlamento. Insomma, la preoccupazione che sta al centro delle discussioni è di sapere da che parte sta quel giornalista che confeziona le notizie e i servizi, a favore di chi parla e quale interesse sostiene. Sono questioni importanti che dovrebbero essere risolte perché tutti nell’agone politico possano utilizzare gli stessi canali e avere le stesse opportunità in modo che nella corsa nessuno parta avvantaggiato. E tuttavia questa è solo una questione. Si deve considerare anche qualcosa d’altro ed è l’ossessiva preoccupazione dell’ascolto (auditel) che mette in gara i vari canali pubblici e privati con il risultato che si copiano i programmi, si accentuano i toni, si gareggia nell’osare lo scandalo, soprattutto nello spettacolo e nei programmi di intrattenimento. Si potrebbero fare molti esempi, ma ognuno è in grado di capire di che si tratta. A questo punto, pur sperando in una grande riforma di tutto il settore delle trasmissioni televisive, nella professionalità crescente degli operatori e dei responsabili ai vari livelli, non potrà risolversi nulla finché i cittadini preferiranno le trasmissioni più squallide e banali, daranno consenso, sia pure indiretto, alla “televisione spazzatura”. C’è un modo efficace e insostituibile che è la scelta qualitativa da parte dei cittadini. Premiare la qualità dell’informazione e dello spettacolo e boicottare con il telecomando (altrimenti che tele-comando è?) tutto ciò che offende l’intelligenza e la dignità di chi guarda il teleschermo. Boicottare non solo le trasmissioni giudicate negative, ma anche le ditte che le sponsorizzano. Il tele comando è nelle mani dei cittadini che non hanno il potere di scegliere il consiglio di amministrazione. Senza dire che dinnanzi alla tv ci sono i bambini che vanno tutelati ed educati. Non basta mugugnare e pagare il canone. Anche in questo modo si fa politica e ci si rende attivi, propositivi e protagonisti nella vita culturale e morale della società.

AUTORE: Elio Bromuri