Sono decenni che nelle scuole e nel dibattito culturale, persino nelle parrocchie e nei gruppi cattolici giovanili, nelle grandi assise ecumeniche, si parla di ecologia, di difesa ambientale. I partiti ne hanno fatto un punto dei loro programmi. Poi si va a vedere e crescono i consumi di energia. Vi sono degli incoscienti che non mettono alcuna attenzione nell’evitare ogni inutile spreco, tanto più inconcepibile in considerazione del progressivo aumento di consumi energetici necessari per il processo dello sviluppo umano. Non solo nel nostro Paese e nella nostra regione, ma nell’intero pianeta. Il problema che si pone, pertanto è quello di sapere come produrre tale energia. Finora il petrolio ha dominato la scena ed ha fornito la fonte principale di energia, ma inquina. Si è pensato al nucleare, ma produce scorie radioattive pericolose per la salute e un referendum in Italia ha chiuso questo capitolo. L’energia necessaria in Italia in gran parte viene acquistata dall’estero ad un costo notevole e senza garanzie sul piano ambientale. La nostra speranza sono le fonti rinnovabili, non inquinanti, o modestamente inquinanti, che sfruttano il sole, il vento, l’energia geotermica o i corsi d’acqua. Sulle tecnologie necessarie per tale sfruttamento si sono gettate delle ditte che ora cercano di vendere i loro prodotti e spingono per una soluzione o un’altra. La questione si complica per il conto del costo che pesa sulle amministrazioni e vi sono delle lobby, come è stato detto in Consiglio regionale, che premono. La discussione sul Piano energetico in Umbria ha assunto caratteri seri e appassionati in cui le varie componenti hanno spinto per una soluzione o un’altra tenendo presente il maggior interesse per la produzione industriale o la suprema tutela del paesaggio. Due beni che non possono essere svenduti, né posti in contrasto. L’Umbria non può far decadere la possibilità del pieno sviluppo del polo industriale ternano e dell’industria in generale per carenza di energia. Questa non potrà essere fornita né dal solare, né dall’eolico, ma da altre fonti più efficaci, anche se più costose sul piano finanziario e su quello ambientale. Una regione come la nostra non potrà neppure evitare di valutare l’istallazione di 300 torri di 40 metri da porre in siti paesaggisticamente caratteristici e suggestivi. Su queste torri si è scatenata una discussione molto accesa anche all’interno di forze e gruppi motivate alla tutela dell’ambiente. Il cittadino si domanda se non sia il caso di soprassedere e di approfondire la questione affrontandola non in senso generale, ma nelle singole proposte dettagliatamente descritte. Si ha infatti l’impressione che non vi sia una adeguata conoscenza dei risultati come quantità di produzione di energia, del come avvengono le istallazioni, del costo delle manutenzioni. Le opinioni in gioco su questa materia sono discordanti e si dovrebbero avere informazioni tecnicamente esatte fatte da esperti non di parte. Si può anche pensare che l’Umbria è territorialmente ampia e forse si possono trovare siti dove l’eolico possa girare. Ciò che accomuna tutti (meno chi vende energia) ed è stato esposto in Consiglio regionale è la raccomandazione al risparmio energetico, come il concetto di riduzione dei rifiuti. Insomma, è in gioco uno stile di vita, che permetta di convogliare le risorse verso la produzione dei beni necessari e il sostegno dell’occupazione.
Il sole e il vento
AUTORE:
Elio Bromuri