L’abolizione del “Registro delle coppie di fatto”, proposta da una mozione presentata da Luigi Girlanda del Pdl ed approvata da una maggioranza trasversale, compresi i voti del sindaco Guerrini e di quasi tutti i consiglieri del Pd, ha scatenato una bufera a livello nazionale. Critiche pesanti ed ultimatum che, in nome di pur legittimi e doverosi diritti civili, accantonano convinzioni e sensibilità personali e politiche che confluiscono su un problema delicatissimo. Il Registro, istituito dieci anni fa e da allora utilizzato soltanto da una coppia, ha finito per trasformarsi in una difficoltà in più per il governo della città, attraversato già da troppi mal di pancia, in una possibile e rischiosa “pietra d’inciampo”. Tensioni e polemiche che impegnano energie distraendole dai problemi veri del momento con la crisi economica ed occupazionale (Merloni, Faber, edilizia, commercio, ecc.) a mettere tante famiglie dinanzi alla prospettiva di un futuro spesso drammatico. Dopo l’intensa bufera mediatica, con critiche ed apprezzamenti, i partiti del centro sinistra sono tornati a confrontarsi per un’indispensabile operazione di chiarimento. Tra le condizioni, anche il ripristino del Registro stesso. La vicenda comunque ha portato in superficie l’esigenza di un “metodo di governo” che, essendo espressione di una coalizione, deve avere nel coordinamento, nel confronto e nel costante dialogo tra le parti, la fondamentale strada maestra. Sulla quale tutti debbono incamminarsi, con lealtà e senza furbizie. Non è possibile, mi sia consentito scriverlo, che una forza di maggioranza partecipi a distanza di pochi minuti prima ad un incontro di “censura” nei confronti della maggioranza stessa, quindi si sieda al tavolo della coalizione per superare e risolvere i motivi di contrasto. Comunque la “revoca” non ha provocato solo anatemi. Mentre la Chiesa eugubina ha preferito la strada delle riservatezza, consensi ed elogi sono arrivati dal Forum delle associazioni familiari dell’Umbria: “Lieti di leggere che il Comune di Gubbio ha deciso di cancellare il Registro delle coppie di fatto, che giaceva inutilizzato da anni ed era il frutto informe di una inutile ideologia che pensa di sostituire alla verità delle cose la cieca speculazione dei sedicenti illuminati. La nostra Costituzione parla chiaro: la famiglia può essere solo se fondata sul matrimonio. La gente – conclude – quella che lavora, ha bisogno di politiche familiari” e “non tarderà a premiarvi per quanto avete fatto”. La vicendaL’istituzione del Registro, che non ha valenza giuridica, era stata proposta, anche come sollecitazione al Parlamento, da Gabriele Tognoloni (Rifondazione). È stata approvata, dopo non poche polemiche, nella seduta consiliare dell’11 marzo 2002: 15 i voti a favore (Rifondazione e alcuni consiglieri dei Verdi) e 14 quelli contrari. Il “no” era arrivato non solo dalle minoranze (Ds, Ppi, Sdi, An, Fi) ma anche da “Insieme per Gubbio”, una lista civica parte integrante della maggioranza; per la cronaca, Corazzi, Monacelli, Guerrini, Smacchi, Stirati, Biancarelli, Brunelli, Capannelli Spartaco, Pascolini, Chiocci, Aloia, Abate, Antonella Stocchi, Baldelli.
Il Registro della discordia
L’abolizione “trasversale” del Registro delle coppie di fatto anima il dibattito nazionale
AUTORE:
Giampiero Bedini