Pochi giorni fa, in un gruppo di aderenti a un movimento cattolico di impegno culturale, si è cercato di analizzare le modifiche costituzionali volute da Renzi, sulle quali ci sarà un referendum in ottobre. Il tentativo era quello di capire le nuove regole e confrontarle con quelle vecchie, per verificare quanto e come farebbero cambiare la vita pubblica in Italia; e di conseguenza se sul piano tecnico sia giustificato votare “sì” oppure “no”, senza stare a pensare che votando in un modo o nell’altro si fa un piacere a Renzi o gli si fa un dispetto. Alla fine, forse con una certa sorpresa, ci si è accorti di una cosa: neppure quelli che hanno intenzione di votare “no” possono dire che la vittoria del “sì” sarebbe una tragedia per l’Italia; neppure quelli che si preparano a votare “sì” si aspettano una svolta storica dopo la quale tutto cambierà in meglio. Insomma: si può essere favorevoli o contrari, ma non c’è motivo di scaldarsi troppo, né da una parte né dall’altra.
Se questo è vero, però, chi chiediamo quanto ne sia valsa la pena, per Renzi, di puntare tutte le sue carte su questa modifica costituzionale, a costo di spaccare il suo partito, bloccare per mesi i lavori del Parlamento intorno a questo progetto e scontentare tanti elettori – come si è visto con i risultati delle elezioni comunali di domenica scorsa. Renzi ha avuto il suo momento magico fra l’autunno del 2013 e la primavera del 2014, quando tantissimi hanno visto in lui la promessa del cambiamento e del rinnovamento che, almeno a parole, tutti desiderano per la politica italiana. Ma poi si è visto che, quanto a cambiamenti e rinnovamenti, c’è chi ne promette anche di più, e dà l’impressione di voler andare più a fondo. Vedremo ora cosa produrranno i nuovi sindaci a cinque stelle. Anche qui, è bene non aspettarsi miracoli.
Il sindaco di una città è poco più che un amministratore di condominio. Se gli inquilini sono a disagio, ma questo dipende dal fatto che il palazzo è stato mal progettato e mal costruito, non ha spazi per i parcheggi e per il verde, non ha gli ascensori e neppure i vani per realizzarli, un nuovo amministratore di condominio – con tutta la sua buona volontà – che potrà farci? Nulla. Questa è solo una pallida idea dei problemi enormi di una città come Roma.