Oggi, con gli strumenti che l’informatica mette a nostra disposizione, la ricerca del presepe più bello è alla portata di chiunque possieda uno straccio di pc. Io col mio ci ho girellato a lungo.
A Napoli hanno inserito nel solito presepe porcellanato e coloratissimo della loro tradizione due statuine nuove: una rappresenta Ruby che, a titolo di pessima caricatura delle Venere Anadiomene, fa il bagno con indosso un costume incredibilmente casto (il costume), emergendo a mezza gamba non dalle limpide acque Mare degli Dei, ma da una tinozza incredibilmente popolare (la tinozza); l’altra rappresenta Berlusconi che brinda (“Amo la vita e le belle donne” canta il cartiglio) con in testa un fiocco vistoso, ai piedi stivali da pescatore d’acqua dolce, in mano un bastone e ai fianchi, trapunto di stelle, un gonnellino rosso… rosso come? Rosso porpora, o rosso di Cadmio, o rosso cremisi, o rosso vermiglione, o rosso granato, o rosso amaranto? Mi dichiaro daltonico, parente stretto di quel John Dalton che, ad onta delle sue eccezionali professionalità di chimico, fisico, meteorologo e insegnante inglese, di colori ne vedeva soltanto tre. Ai posteri l’ardua sentenza: sarà la storia, che ormai sul Cavaliere ha tanto poco da dire, a pronunciarsi sulla natura di quel rosso.
Anche perché nella stessa Napoli, da un’altra parte, hanno realizzato un presepio ben diverso: fatto tutto di spazzatura, comprese le silhouette dei santi Personaggi: pezzi di plastica assemblati dal caso, in una città dove la raccolta differenziata di differenziato ha solo il nome. Il presepe di Las Palmas, nelle Canarie, è tutto di sabbia, tutto: personaggi, animali, vegetazione, edifici, tutto. A Miola di Piné (Tn), “el paes dei presepi”, di presepi ne hanno realizzato decine, tutti tradizionali, ma uno diverso dall’altro. A Salerno, Gesù, Maria e Giuseppe sono stati rinchiusi un un’ampolla di vetro. A Madrid, in un presepe subacqueo realizzato allo zoo, uno squalo fa avanti e indietro davanti alla Sacra Famiglia, con lo sguardo assassino che ha ereditato dalla notte dei tempi…
Devo dirvelo? È stata una delusione. Sempre meno presepio, sempre più giocattolo.
L’unico che, tra quelli illustrati dal blog al quale ho attinto, si salva alla grande è quello di piazza San Pietro: 150 metri quadri, oltre un centinaio di statuine di terracotta realizzate da un artigiano lucano, e sullo sfondo il glabro paesaggio tipico della Basilicata (è la Regione che l’ha offerto al Papa), con sullo sfondo il complesso rupestre noto come “Convicinio di S. Antonio”, e la chiesa rupestre dedicata al Santo, e la chiesa di San Nicola dei Greci, e i celeberrimi Sassi di Matera, duri e puri nella loro sconcertante nudità. Il migliore. Il più bello. Il più vicino alla vita della gente che l’ha pensato.
Perché se dal presepe, comunque esso sia impostato, non traluce il cuore del Natale, quel mistero dell’adorabile vicinanza dell’Emanuele, del Dio con noi (e non più solo per noi), passateci davanti senza levarvi il cappello: non è un presepe, è solo un giocattolo.