Papa Francesco ne ha fatta un’altra delle sue. Ha deciso che nei suoi viaggi non si servirà del passaporto vaticano, ma del suo vecchio passaporto argentino. Anzi, di quello nuovo, perché il vecchio era scaduto e lui ne ha chiesto il rinnovo. E così ha un bel documento, sempre intestato a Jorge Mario Bergoglio, ma con la sua foto da Papa. Questo è coerente con il suo stile. Francesco non si accontenta di essere “povero nello spirito” (Mt 5, 3) ma vuole allontanare da sé anche le apparenze della ricchezza, del potere e del privilegio. Dunque, anche questo è un piccolo gesto profetico. Però… il povero Pio XI si sarà rivoltato nella tomba. Papa Ratti non aveva creato lo Stato della Città del Vaticano perché fosse uno strumento di potere e di privilegio, ma per dare al mondo la garanzia che l’azione pastorale del Papa non rispondesse a interessi politici ed economici. Se il Papa dovesse contare, nel mondo, in proporzione al peso dello Stato vaticano, conterebbe meno del sindaco di Montegabbione. Quando c’era lo Stato Pontificio, allora sì, era lecito sospettare che l’azione pastorale del Papa fosse condizionata dagli interessi temporali. Oggi nessuno potrebbe dirlo. Però, se lo Stato vaticano non ci fosse, si potrebbe sospettare che il Papa, o per scelta o per costrizione, dovesse tenere conto degli interessi del Governo di cui fosse suddito. Il problema era molto acuto dopo l’Unità d’Italia, quando un Papa italiano aveva una Curia composta tutta o quasi di italiani, e stava in territorio italiano; ecco perché Pio XI teneva tanto a evitare che la Chiesa cattolica potesse apparire, per esempio nelle terre di missione, come una emanazione dello Stato italiano. E nella Seconda guerra mondiale, con i tedeschi a Roma, si è visto quanto fosse importante che il Vaticano potesse qualificarsi come uno Stato sovrano e neutrale. Ai nostri anni, ormai, queste esigenze sono forse ridimensionate. Lo Stato vaticano è un prodotto accidentale della storia, e come è nato così un giorno potrebbe sparire. Quel giorno è venuto? Direi non ancora. Certo, nessuno potrebbe sostenere che Francesco sia succubo del Governo argentino. Però essere cittadino vaticano equivale a essere cittadino del mondo, e forse è meglio.
Il passaporto di Jorge Bergoglio
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani