Di nuovo totalmente a braccio il cordiale discorso del Papa alle Clarisse a Santa Chiara, sotto lo ‘sguardo’ del Crocifisso che parlò a san Francesco. Bergoglio ha sfatato alcuni luoghi comuni sulla vita di clausura, che sarebbe una vita “isolata, da soli con l’Assoluto”, in preda a “idee astratte che seccano la testa”. Tutto il contrario, ha evidenziato: “La strada [della clausura] passa sempre per Gesù Cristo, al centro della vita, della preghiera, di tutto”. La strada è “quella di Gesù Cristo, Dio e uomo”, per cui la suora acquisisce “una grande mente, una grande umanità” che consente di “capire le cose della vita, le problematiche della vita”. Tant’è vero che spesso le persone si rivolgono alle claustrali presentando loro i propri guai e chiedono una parola, che magari “non è niente di straordinario, ma viene dal cuore”.
Non sono mancati i momenti di simpatica confidenza, ad esempio quando il Papa ha esortato le religiose a non diventare “troppo spirituali” e ha raccontato un aneddoto di santa Teresa d’Avila, fondatrice delle “suore vostre concorrenti”. Insomma, quando nel convento qualche suora se ne usciva con frasi un po’ strane, quasi allucinate, la Santa diceva alla cuoca: “Dalle una bistecca!”.
Anche la vita comunitaria a volte è pesante, “e il diavolo fa di tutto per creare divisioni”. Ma, “come nelle famiglie, bisogna cercare soluzioni con amore”. Il segno distintivo di una suora deve essere la gioia, una gioia autetica (“A volte le suore sorridono, sì, ma come le assistenti di volo!”), la “gioia che nasce dalla vera contemplazione di Cristo, Dio e uomo”.
(Il testo integrale su www.vatican.va)
D. R.