A Papa Francesco che viene da noi abbiamo dedicato uno “speciale” in cui abbiamo tentato di rappresentare la voce dell’Umbria, di tutta la gente umbra, quella che offre l’olio per la lampada votiva che arde sulla tomba di san Francesco. Tutta l’Umbria, infatti, dalle otto diocesi, da parrocchie, città e Comuni si mette in cammino, come un unico popolo, incontro a Papa Francesco. Un pellegrinaggio religioso e laico insieme, e insieme evento religioso e sociale. Un Papa che si è voluto chiamare Francesco e ha assunto come propria la sua personalità spirituale, ora va a visitare il suo modello e ispiratore Francesco d’Assisi, nella sua città e nei luoghi della sua vita. Abbiamo raccolto e messo insieme, nello “speciale” abbinato a questo numero de La Voce, i saluti di benvenuto, i ringraziamenti, le valutazioni, piene di ammirazione ed entusiasmo, insomma le voci delle personalità collettive, quelle che rappresentano non solo se stesse quali individui, con i loro personali sentimenti, ma anche il sentire comune delle comunità che rappresentano. E ancora, in modo particolarmente rilevante, la voce del Vescovo di Assisi e del Sindaco di quella città, la voce e le riflessioni dei Vescovi umbri e del loro presidente, dei Custodi delle due grandi basiliche francescane di Santa Maria degli Angeli e San Francesco, insieme a rappresentanti della società civile, quella della produzione e del commercio. Papa Francesco a sua volta non viene, per così dire, unico e solo. Questo Papa è divenuto “folla”. Viene insieme ai cardinali che lo aiutano alla piccola riforma della Curia vaticana e alla grande riforma della Chiesa, viene insieme alle folle che lo cercano, lo seguono e lo ascoltano. In un altro senso, possiamo dire che la sua presenza fisica evoca una folla di pensieri, quelli delle udienze, quelli quotidiani di Santa Marta. Ci porta anche il suo articolato pensiero espresso a largo raggio nell’intervista rilasciata al suo confratello gesuita Antonio Spadaro pubblicata sul n. 3918 di La Civiltà cattolica rilanciata da tutti i media del mondo. Potremmo persino dire che viene tra noi a braccetto con Eugenio Scalfari, con cui ha stretto una calorosa amicizia, insieme allo staff di Repubblica, un quotidiano non molto amato in ambito cattolico. Prepariamoci a riceverlo con devozione, affetto ed entusiastica accoglienza. Ma stiamo attenti a quanto dirà, perché non è uomo di convenevoli né di fervorini edificanti. Già dalla scelta che ha ha fatto dei luoghi da visitare possiamo scorgere la tessitura del suo messaggio, che, come un filo di Arianna, ci potrebbe portare fuori dal labirinto in cui molte volte ci ritroviamo. Nella situazione confusa della politica, nel dibattito culturale e persino nella programmazione pastorale e organizzazione delle nostre Chiese particolari, diocesi, parrocchie, religiosi, associazioni, movimenti, gruppi e gruppuscoli vari attendiamo un filo di luce. Il Francesco papa, come quello di ottocento anni fa, non è un santino oleografico di maniera, ma mira diritto a incontrare le persone, tocca il cuore e le ferite dell’anima e del corpo. Indica una via. Scuote il vecchio albero per lasciare che le foglie secche cadano, in vista di una nuova fioritura.