Non è una visita semplicemente devozionale quella che Papa Francesco farà ad Assisi il 4 ottobre. Basta scorrere il ricco programma che la Santa Sede ha reso pubblico il 2 settembre tramite mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi. Nelle intenzioni del Papa c’è piuttosto l’idea di rendere visibile al mondo l’attualità bruciante di Francesco, della sua santità, della sua testimonianza di vita e della sua vocazione (chiamata da parte di Dio) a “riparare la casa”.
Papa Francesco sarà accompagnato dai cardinali, “che hanno il compito di consigliarlo nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana”. Secondo il programma diffuso a suo tempo dalla Sala stampa vaticana, il gruppo di cardinali si riunirà presso la Santa Sede dall’1 al 3 ottobre e concluderà i propri lavori unendosi al pellegrinaggio di Papa Francesco ad Assisi.
Perché tutti finora hanno giustamente sottolineato il valore e la proposta della povertà nella scelta del nome di Papa Francesco, ma in pochi hanno compreso che in quella scelta vi è iscritto anche un altro elemento fondamentale dell’esperienza del poverello di Assisi. Quella verità che, secondo le Fonti francescane, viene rivelata in sogno proprio ad un Papa. È lo stesso Innocenzo III a confidare a Francesco di averlo visto in sogno quando, con le sue fragili spalle, reggeva la basilica di San Giovanni in Laterano che crollava rovinosamente.
La scena è mirabilmente raffigurata nella sesta delle 28 scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco nella basilica superiore di Assisi attribuiti a Giotto; e nella statua bronzea, molto più recente, che si erge proprio nella piazza antistante l’ingresso principale della basilica lateranense in Roma, dove Francesco è raffigurato con le mani levate al cielo non soltanto in atteggiamento di orazione ma anche di sostegno, come un contrafforte per la stessa basilica. Non a caso, tra le tappe significative del suo pellegrinaggio assisano, il Papa si fermerà in preghiera anche nel luogo della Spoliazione.
Ha confidato mons. Sorrentino che, nel corso dell’incontro personale con Papa Francesco in preparazione dell’evento, egli stesso gli aveva suggerito una sosta in quel luogo per recitare semplicemente un Padre nostro ove Francesco rinuncia alla paternità terrena dicendo: “Finora ho chiamato te mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in Lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza”. Ebbene, la risposta pronta e meditata del Papa fu: “Quello è il luogo appropriato per parlare di come la Chiesa deve tornare a spogliarsi!”.
D’altra parte, è tutto il programma della visita a gridare con evidenza quella necessaria spoliazione. Lo stesso Papa ha pensato le tappe per indicare alla comunità credente la scelta dei poveri e della povertà. A cominciare dall’arrivo presso l’Istituto Serafico che ospita persone con grave disabilità plurima sensoriale, fisica e mentale, alla consumazione del pasto presso il Centro di accoglienza della Caritas della diocesi di Assisi in Santa Maria degli Angeli, per finire a Rivotorto, luogo del “tugurio”, la prima, povera e semplice residenza del Santo e dei suoi seguaci.
Una visita in perfetta sintonia con tutti i segni che questo Papa “venuto dalla fine del mondo” ha posto finora. Una perfetta continuità con la lavanda dei piedi del Giovedì santo ai detenuti di Casal del Marmo, con l’incontro con i migranti a Lampedusa, con le visite presso le comunità di recupero a Rio de Janeiro e con lo stile di estrema semplicità con cui finora ha voluto incontrare e parlare alla gente.
Spesso si abusa del termine “storico” per definire un evento, ma la visita di Francesco Papa ad Assisi ne ha tutti caratteri. Storica per questo pontificato di inizio millennio e storica per la vita della Chiesa. Storica per un mondo che “geme e soffre fino a oggi nelle doglie del parto” (Rm 8,23).