Il panico non è una soluzione

Terremoto - Le reazioni dei Sindaci agli annunci della Commissione grandi rischi

terremotoNevicata-str-gennaio-2016In un periodo di emergenza da calamità naturali, terremoto e neve, non guasterebbe un po’ di equilibrio. Dopo le scosse di mercoledì scorso – quattro di magnitudo superiore a 5 – è arrivata la comunicazione della Commissione grandi rischi in cui si sottolinea, tra l’altro, che “non ci sono evidenze che la sequenza sismica sia in esaurimento”. La relazione, dove si ricordano i principali eventi sismici recenti ma anche quelli ‘storici’, a cominciare da quello del 1997, hanno messo in grande apprensione la popolazione ma anche gli amministratori, in particolare i sindaci chiamati a prendere decisioni delicate sulle scuole.

La preoccupazione più grande è per la zona di Campotosto, in Abruzzo, su cui insiste una grande diga; ma anche l’Umbria non è esente da possibili ripercussioni per terremoti che potrebbero raggiungere 6 o 7 gradi di magnitudo. È chiaro che non bisogna abbassare l’attenzione sulla sicurezza, ma non si informa così la popolazione delle aree potenzialmente a rischio (nelle quattro regioni colpite dal sisma).

Per certi versi la comunicazione della Commissione grandi rischi ha voluto dire: “Noi ve l’abbiamo detto, state attenti”. Per scaricarsi da eventuali responsabilità. In questo caso, alcuni sindaci hanno reagito. Il sindaco di Foligno, Nando Mismetti, ha infatti chiesto alla Protezione civile di convocare una riunione urgente, definendo le valutazioni “incredibili”, che “stanno gettando nel panico la popolazione”.

Il primo cittadino folignate ha chiesto cosa debbano fare ora i sindaci. “Dobbiamo chiudere le scuole e tutti gli edifici pubblici per i prossimi dieci anni?”. Analogo il commento del sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, che ricorda come “i sindaci non possono e non devono diventare il capro espiatorio per coprire le evidenti mancanze di altri”.

Vista l’attenzione sui rischi per le dighe abruzzesi, si è pensato anche agli invasi dell’Umbria. Ce ne sono diversi, alcuni fuori dell’area potenzialmente a rischio. La diga di Montedoglio è toscana ma rifornisce la nostra regione, però non è nella zona del sisma. Valfabbrica è vuota perché sono in corso degli interventi, mentre Corbara è stata abbassata, ma non è comunque interessata.

Ma c’è un altro elemento da valutare: l’effetto-indotto del sisma. Dal mese di agosto in poi, se il terremoto in Umbria ha colpito in maniera pesante i Comuni della Valnerina (in particolare Norcia, Cascia, Preci e Monteleone di Spoleto), c’è stata una serie di ripercussioni pesantissime su tutto il comparto turistico regionale. Dal mese di agosto i visitatori sono scappati e non sono più tornati.

Per la presidente della Regione, Catiuscia Marini, serve un contributo legato al danno indiretto causato dal sisma alle attività produttive. Secondo la Marini, bisognerebbe partire dall’analisi del fatturato due anni precedenti l’evento confrontandolo con il fatturato dell’anno successivo. Nella differenza sta il danno, e “se c’è una perdita significativa, oltre al 20 per cento – ha osservato la Presidente – dovrebbe essere riconosciuto all’impresa un contributo pari a una quota della differenza negativa”.

AUTORE: Emilio Querini