Il Palio di san Michele Arcangelo pensa in grande, tenta la svolta, ma, alla fine, resta uguale a se stesso. Questa la sintesi della 38a edizione dei Giochi de le Porte.
Un palio che, da un lato, è volato fino in Cina, con l’esibizione del gruppo sbandieratori di Gualdo Tadino al Festival del turismo di Shangai lo scorso 16 settembre.
Un Palio che ha visto alcune innovazioni introdotte dall’ente Giochi nel corso degli ultimi mesi – all’origine di un notevole strascico di polemiche tra Porta San Facondino e le altre Porte.
Un Palio che, pur osteggiato dalle avverse condizioni del tempo, con un vento gelido che ha caratterizzato tutte e tre le giornate, mettendo in qualche apprensione soprattutto una parte del migliaio di figuranti in leggeri costumi rinascimentali, non è stato bagnato dalla pioggia, come invece già molte altre volte.
Ma, alla fine, nulla di nuovo sotto… il Serrasanta. Premio per il corteo storico – per l’ennesima volta – a Porta San Facondino, grazie a una coreografica e originale rappresentazione del Cantico delle creature di san Francesco, proprio nell’anno dell’enciclica Laudato si’.
Palio, invece, per la tredicesima volta a San Donato, anche se deciso solo all’ultima gara. San Facondino imbattibile nelle gare con gli asini: il velocissimo Indio si permette di infrangere la barriera dei due minuti per il giro del centro storico con il carretto e, pur con la caduta del suo fantino, recupera dall’ultimo posto e dà più di 100 metri di distacco agli altri nella gara della corsa a pelo. Ma non brilla con i tiratori.
San Donato, invece, non brilla con gli asini, ma ha tiratori micidiali e vince entrambe le gare di tiro alla fionda e di tiro con l’arco. Le altre Porte giungono, come negli altri anni, molto attardate e non entrano mai in gara. Pronostici, quindi, ampiamente rispettati, anche se nessuno si attendeva una supremazia così netta dei tiratori giallobianchi e degli asini gialloverdi; cosa che rispecchia un po’ quella che è la storia di questa rievocazione storica, nata nel 1970 come omaggio (anche un po’ ironico) a un’arte – l’allevamento di questi animali da soma – che a Gualdo Tadino nel quartiere della Capezza (quartiere di Porta san Facondino), aveva il suo “centro di formazione”.
Alla fine, però, l’arte di allevare asini e di trasformarli in animali “da corsa” è divenuta un patrimonio anche delle altre Porte in lizza, tanto che in nessuna città dell’Umbria, ma forse d’Italia, questi animali, solitamente derisi e bistrattati, vengono amati, curati e riveriti come a Gualdo Tadino.