Il nuovo Piano sociale dell’Umbria prosegue il suo percorso di partecipazione. L’ultimo incontro si è tenuto a Terni giovedì scorso, ed altri se ne terrano in altre città umbre, fino al 15 febbraio, termine stabilito per la conclusione della fase partecipativa. Nonostante l’impegno e la volontà dell’assessore regionale alla coesione sociale e al welfare, Luca Barberini, e gli incontri partecipati dai soggetti interessati sia istituzionali che della della scoietà, il Piano non suscita certo l’interesse e il dibattito si registra quando si parla, per esempio, di sanità, settore che costituisce la gran parte del bilancio della regione.
Le cifre del Piano sociale regionale non sono tali da suscitare grandi aspettative, sia per mancanza di fondi nazionali che regionali, ragion per cui il lavoro certosino, si potrebbe dire, che la Regione sta facendo è di utilizzare quanto più possibile Fondi europei.
“I criteri guida individuati dalla Regione per la nuova programmazione sono improntati alla partecipazione, alla trasparenza e alla condivisione perché – ha detto Barberini a Terni crediamo sia questa la strada giusta per la realizzazione in Umbria di politiche sociali sempre più rispondenti ai bisogni delle famiglie, degli anziani, dei giovani e delle persone con disabilità, anche alla luce dei grandi cambiamenti economici e sociali che hanno investito negli ultimi anni la comunità regionale e che impongono nuove risposte”.
L’assessore ha quindi ricordato le finalità del Piano: “il perseguimento del principio di equità; l’affermazione della centralità della persona attraverso la partecipazione attiva dei cittadini alla definizione di progetti personalizzati e il coordinamento degli attori sociali in un sistema a rete aperto e flessibile; la responsabilizzazione dei cittadini mediante servizi e interventi sociali di tipo cooperativo orientati alla produzione di un valore pubblico; la definizione di un rinnovato protagonismo degli enti territoriali e dei Comuni in primo luogo”.
Di fatto il Piano sociale dovrà dare risposte alle famiglie, agli anziani, ai giovani e alle persone con disabilità. Le famiglie in povertà assoluta (1 milione e 470mila in Italia nel 2014 secondo il rilevamento Istat che non offre però dati regionali) e a quelle in povertà relativa, che hanno consumi sotto la media e che in Umbria sono l’8% delle famiglie (30.500 nuclei) alle quali vanno aggiunte le 19mila che sono “quasi povere”.
I dubbi sull’efficacia del Piano sociale sono diffusi tra gli operatori, e per vari motivi, non ultimo la burocrazia che devono affrontare i cittadini e gli operatori nel sociale, tale per cui chi non rientra nei criteri previsti non può accedere ai servizi o ai benefici, e può sentirsi dire, caso estremo ma reale, “sei troppo povero, non rientri in questo provvedimento”.
Nell’incontro ternano l’assessore ha evidenziato come il nuovo Piano punti al potenziamento delle Zone sociali che favoriscono una conoscenza più approfondita delle difficoltà dei cittadini e una rilevazione diretta e una capacità di intervento il più corrispondente possibile alla realtà e alle esigenze dei territori: “In Umbria – ha detto – è stata costruita una rete di assistenza con una forte integrazione sociosanitaria per sostenere le persone più in difficoltà e che ha retto malgrado la crisi. L’obiettivo è di mettere in campo una programmazione che non lasci indietro nessuno, tenga conto delle esigenze delle fasce più deboli attivando strumenti nuovi che saranno per la prima volta finanziati con le risorse comunitarie del Fondo sociale Europeo, che portano in Umbria 55 milioni di euro, nonchè con le risorse stanziate dal governo centrale”.
Barberini ha ricordato che il Piano sociale sarà integrato con il Piano sanitario regionale per la stesura del quale si avvieranno al più preso i lavori.
Il nuovo Piano sociale in discussione darà le risposte che ci si aspetta?
Proseguono fino al 15 febbraio gli incontri di partecipazione promossi dall’assessorato regionale al welfare
AUTORE:
Maria Rita Valli