Gioia, emozione e comunione sono gli ingredienti di un sabato fuori dal comune, cominciato ancor prima dell’alba. La sveglia suona alle 4 del mattino, il cielo è ancora nero e gli occhi ancora semichiusi. Man mano che il pullman si riempie, sale l’attesa per quanto ci si appresta a vivere: dopo 162 anni, la diocesi di Perugia-Città della Pieve vede di nuovo il suo Pastore creato cardinale.
Tutti un po’ coprotagonisti di quest’evento, tutti chiamati a condividere questo momento, tutti o quasi ignari di quanto si deve svolgere in San Pietro, perché l’importante non è sapere cosa deve accadere ma poterlo vivere e condividere insieme agli altri.
Da diversi punti della diocesi sono partiti pullman con un’unica direzione: piazza San Pietro. L’acqua a catinelle ha rallentato il viaggio dei tanti pellegrini che, arrivati al colonnato della Basilica vaticana, hanno cominciato una lunga, interminabile fila, stemperando l’attesa tra chiacchiere e spuntini.
Zaini, borse e bandiere ben in vista, pass celeste in mano, giovani e adulti, tutti pronti per i controlli della polizia, ultima frontiera prima di entrare. O così si pensa, prima di scoprire che alle 9.30 del mattino la basilica è già piena e quindi ci si deve accomodare in piazza davanti ai maxi-schermi.
Tanta la delusione di non essere lì, dentro, il più vicini possibile, un po’ di nervosismo, la ricerca di qualche stratagemma per entrare e la voglia comunque di esserci.
Il tempo d’attesa prima dell’inizio della celebrazione viene ingannato fotografando costumi tradizionali, stendardi, stravaganti cappelli e quanto di più particolare e bizzarro presentano i convenuti al Concistoro, nonché salutando e abbracciando amici e conoscenti che non si vedono da tanto tempo. Forse questo momento, apparentemente insignificante, è tra i più belli della giornata perché da il senso di quanto si è vissuto, il senso e il valore di quella comunione ecclesiale di cui tanto si parla e a volte si fatica a vivere.
Sacerdoti e laici, parrocchie, associazioni e movimenti, Perugia e Città della Pieve, siamo tutti lì, tutti insieme a condividere il sole e l’acqua improvvisa che colpisce proprio durante la liturgia. Condividiamo la fila per il pranzo e la corsa per entrare nella parrocchia di San Gregorio VII per poter, finalmente, vedere e forse abbracciare il neo cardinale.
Una chiesa bella, grande e luminosa: non quella di mattoni che ci ospita, ma quella formata dai tanti perugini e non solo, dai 1.500 umbri che hanno scelto di non seguire comodamente da casa questo grande evento ma di essere lì.
Applausi come a un concerto rock, flash come sul red carpet, tanta emozione, commozione e qualche lacrima di gioia, hanno fatto da contorno al saluto che il vicario generale mons. Paolo Giulietti ha rivolto al card. Bassetti e alle parole calde e dirette al cuore che ha pronunciato un emozionatissimo neo-cardinale.
In una composta confusione tutti hanno provato a toccare, abbracciare, dire una parola d’augurio e di conforto al festeggiato, per testimoniargli tutto l’affetto che si è conquistato nei suoi anni di Pastore buono e saggio alla guida di una Chiesa piccola ma non facile.
E dopo i tentativi più o meno riusciti di salutarlo, si va in cerca dei volti dei tanti amici ancora da salutare, da abbracciare, con cui scambiare una parola o una battuta, in una giornata che sta volgendo al termine ma che rimarrà nel cuore di molti per molto tempo. E così tra un aneddoto della giornata, un ricordo di belle esperienze vissute insieme, e un pizzico di stanchezza, si riparte alla volta di casa lasciando una Roma soleggiata che ancora per qualche ora sarà spettatrice di questa giornata speciale per tutta la Chiesa.