giovedì, 30 Gennaio 2025
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HomeRUBRICHEOltre i confiniIl non arresto di Almasri calpesta il diritto alla verità

Il non arresto di Almasri calpesta il diritto alla verità

A leggere per intero le motivazioni della condanna e dell’ordine d’arresto che la Corte penale internazionale ha emesso verso Jeem Osama Elmasri (detto Almasri) Habish si resta inorriditi. Le persone immigrate che sono passate in quelle prigioni non hanno bisogno di leggere nulla perché hanno vissuto quell’orrore che ha segnato le loro esistenze.

Nel corso degli anni, Almasri ha consolidato il suo potere e ha potuto compiere ogni tipo di efferatezze grazie a una rete fitta fitta di complicità che comprende coloro che hanno obbedito ai suoi ordini, quelli che lo hanno foraggiato, quelli che si sono voltati dall’altra parte e quelli che – pur sapendo – hanno scelto di tacere. Credo oggi di poter affermare che alla scarcerazione dovuta al cavillo burocratico non crede più nessuno: Almasri non poteva essere detenuto.

Le autorità del nostro Paese sono piuttosto succubi di un ricatto che ha mille sfaccettature: la minaccia di rivelare i nodi di quella rete con tanto di nomi e cognomi, l’intimidazione di indirizzare verso le coste italiane una moltitudine di persone immigrate, la possibilità di compiere vendette e rese dei conti contro gli alleati di un tempo, la chiusura dei rubinetti del petrolio libico. Tutte ragioni che calpestano l’azione di uno Stato di diritto e una democrazia. Calpestano soprattutto il diritto alla verità e alla giustizia di quella folla sterminata dei senza voce che chiede di vedere riconosciuta la propria dignità.

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