venerdì, 31 Gennaio 2025
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Il messaggio di Francesco da Rio

Inutilmente qualcuno tenta di fare il conto sul numero di persone che, direttamente o indirettamente, sono venute a contatto in questi giorni con la figura e la parola di Papa Francesco nella sua visita a Rio de Janeiro. Non si tratta solo dei giovani. Il mondo intero in tutte le sue componenti sta affacciato alla finestra per osservare e ascoltare. Un giornale brasiliano ha scritto che Bergoglio può cambiare la storia e un altro lo invita a parlare e a dire la verità contro le menzogne del potere e dell’ideologia liberista dominante che ignora le aspettative dei poveri. Sembra giusto pensare che tutti costoro abbiano sentito il fascino del personaggio e si siano lasciati contagiare dall’entusiasmo della folla. Interessante – anche se per ora vano – è il tentativo di misurare l’effetto che questa visita possa conseguire sulla Chiesa latinoamericana e sulla stessa società. È lecito e spontaneo fare degli auspici e avanzare qualche previsione. La presenza di un personaggio sorprendente e carismatico qual è Papa Francesco, nella sua specchiata fede cattolica connotata da forte attaccamento alla tradizione mariana e francescana di sapore popolare, è destinata a ridare slancio e coraggio alla comunità cattolica corrosa dall’avanzare della galassia magmatica del movimento evangelicale e dal proselitismo delle sette. Di ciò abbiamo preso coscienza in questi giorni in cui sono stati forniti i dati numerici e le indagini qualitative dello “stato di salute” del cattolicesimo brasiliano. Si è stimato che negli ultimi venti anni il mondo cattolico abbia subito una forte emorragia. Sul quotidiano Il Sole 24 Ore di mercoledì il viaggio di Bergoglio in terra latinoamericana è messo a confronto con quello di Wojtyla in Polonia nel 1979. Nella sua patria, il polacco Giovanni Paolo II pronunciò parole di sfida al vigente oppressivo sistema comunista: “Nessuno ha il diritto di escludere Cristo dalla storia!”. Questo grido fu accolto da 16 minuti di applausi. Sedici minuti. Con parole e segni diversi, l’argentino Bergoglio sembra voler dire oggi: nessuno ha il diritto di escludere il cristianesimo cattolico dal Brasile e dall’America Latina. “Qui noi siamo di casa, insieme alla Madre Aparecida” sembra voglia dire. E come per Wojtyla, il cui messaggio religioso andava a toccare la sfera del sociale e del politico, così per papa Francesco: il suo discorso e il suo atteggiamento verso i poveri va a toccare la sfera della libertà e della giustizia. Nell’omelia fatta nella chiesa della Madonna Nera, l’Aparecida, il Papa ha dettato un criterio per la vita della Chiesa: lo stretto legame tra i Pastori e i fedeli, tra il magistero episcopale e la pietà popolare, tra la dottrina della fede e l’esperienza concreta di sofferenza e marginalità di molta gente. Giunge a dire che i pellegrini che si recano al santuario della Madonna sostengono, incoraggiano e “ispirano” la riflessione dei Vescovi, e possono essere considerati il punto di partenza per l’elaborazione dei piani pastorali, che a loro volta possono ispirare anche le scelte in ambito sociale e politico. Tutto ciò nel contesto di una riunione mondiale di giovani, che Francesco non cessa di invitare a non farsi rubare la speranza e ad avere il coraggio di sorprendersi per quanto il Signore della storia opera nella loro esistenza.

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