Il Forum sul nuovo piano sociale regionale

Stufara: 2 milioni di euro in più per contrastare la povertà. I 'nodi critici' rilevati da Caritas e Cisl

A due anni dal primo ‘Forum regionale welfare’ che aveva per sottotitolo ‘I nuovi percorsi della programmazione sociale’, l’assessore regionale alle Politiche sociali Damiano Stufara ha riconvocato enti locali, sindacati, terzo settore, volontariato e anche la Chiesa umbra, per presentare il nuovo Piano sociale regionale, che di questi ‘percorsi’ è il risultato e dovrebbe essere approvato dal Consiglio regionale entro l’estate. Sono stati 483 gli iscritti alla due giorni del 23 e 24 aprile, e 33 gli interventi dei rappresentanti del Terzo settore, delle istituzioni e delle associazioni in generale. Numeri che secondo l’assessore testimoniano ‘la grande partecipazione e la convinzione che ognuno di noi ha, di affrontare questo periodo difficile nel senso del bene comune’. Eppure anche se il Forum ‘si è materializzato come uno spazio pubblico importante’ per il quale l’assessore ha annunciato ‘una periodicità e una presenza capillare su tutto il territorio’ da regolare con una legge regionale, il risultato non è immune da difetti. Tra le voci critiche quelle di Caritas e Cisl (ne parliamo in questa pagina) che pur valutandolo complessivamente positivo non mancano di soffermarsi su alcuni ‘nodi critici’ del Piano e sui cambiamenti rispetto a due anni fa della situazione economica e sociale italiana e umbra. Difficoltà ben presenti anche all’assessore che si è premurato di annunciare la decisione della Giunta regionale di stanziare ‘2 milioni di euro per finanziare azioni di contrasto al rischio povertà e che si andranno ad aggiungere alle somme già destinate in precedenza’, per sopperire ai tagli del Governo che ‘ha ridotto della metà i fondi destinati al sociale’. Nel merito l’elemento più innovativo del nuovo Piano è l’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (Liveas) che dovrebbe portare alla ‘omogeneizzazione su tutto il territorio delle misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito, delle misure economiche per favorire la vita autonoma di persone totalmente dipendenti, degli interventi di sostegno per i minori in situazione di disagio e molto altro ancora’. Le parole chiave del Piano sono ‘sistema” ‘rete’ per coinvolgere tutti i protagonisti: dagli enti locali fino al Terzo settore e al pubblico non statale. La Caritas regionale è intervenuta al secondo Forum del welfare presentando osservazioni al Piano. Il delegato regionale Caritas, Marcello Rinaldi e il responsabile dell’Area promozione umana della stessa Delegazione, Claudio Daminato, nella stesura del documento (il testo è disponibile sul sito web www.chiesainumbria.it/caritas) hanno sottolineato che ‘il nuovo Piano sociale va nella direzione giusta quando pone la sua attenzione non solo alle misure di sostegno assistenziale ma anche alle forme di accompagnamento delle persone e soprattutto delle famiglie aiutandole, nella direzione di una promozione integrale della persona, a non scivolare nell’area dell’esclusione (per chi è ad alto rischio) e ad uscire dallo stato di dipendenza e di povertà (per chi invece è già presente in essa)’. Per la Caritas ‘la vera promozione umana si fonda sull’assunzione di responsabilità e sull’autopromozione’ ed ha come presupposto che società ed istituzioni operino secondo ‘il principio della sussidiarietà verticale ed orizzontale favorendo nelle persone la capacità di attivare le risorse di cui dispongono e realizzare così una vera e propria cittadinanza attiva’. Nel loro intervento hanno quindi indicato ‘alcuni nodi critici’ del nuovo Piano a cominciare dal ‘peso preponderante che nel Piano stesso si dà agli elementi istituzionali rispetto al contributo del privato sociale e della società civile in generale’. La Caritas invece ‘auspica’ un modello di welfare nel quale ‘la programmazione partecipata e il modello di sussidiarietà’ siano i punti cardine centrali dell’intero Piano. ‘Criticità’ sono state indicate laddove si parla di partecipazione che ‘sembra essere solo enunciata’ laddove non se ne individuano le regole quando si parla di ‘tavolo zonale di concertazione e tavolo zonale di coprogettazione’. Riguardo alla famiglia e le sue necessità la Caritas rileva che il Piano non porta ad un cambiamento di prospettiva considerando ancora la famiglia ‘oggetto’ di politiche sociali e non ‘soggetto attivo, come qualsiasi altro organismo di privato sociale’. La Caritas ha indicato nel ‘mancato riconoscimento di un ruolo sociale’ del volontariato un ‘ulteriore elemento di debolezza’ sul quale, tra l’altro, ha più volte richiamato l’attenzione ‘nelle osservazioni che a più riprese sono state fatte nei momenti di partecipazione’ nella convinzione che ‘la gratuità sia un valore aggiunto rispetto all’azione sociale svolta da altri operatori specializzati, non solo per l’attenzione al valore della ‘relazione’, ma anche a quello delle motivazioni e del dono di sé’. L’auspicio espresso a conclusione dell’intevento è che si giunga ad un ‘welfare capace di investire di più nella responsabilizzazione e nella compartecipazione dei cittadini rispetto alle previsioni che riguardano il proprio benessere sostenendo maggiormente la capacità di auto protezione di ciascun individuo dai rischi e la capacità di risposta ai bisogni, quali strategie più efficaci per i processi di inclusione sociale plurali’. Una lettura attenta delle trasformazioni sociali in Umbria, anche nel contesto di questa grave crisi finanziaria, impone l’esigenza di dare risposte nuove a inedite domande sociali’ che riguardano i giovani, anziani, immigrati, famiglie. Claudio Ricciarelli, segretario regionale Cisl Umbria, nel suo intervento al Forum del Welfare, dopo aver richiamato la gravità del momento ha chiesto ‘azioni coerenti che possano farci uscire da questa crisi riducendo le già gravi e grandi disuguaglianze sociali’. Per il segretario Cisl ‘una somma di azioni e di interventi se non coordinati non fanno una politica’, per questo ‘il nuovo Piano sociale si deve integrare, da una parte con le politiche sanitarie in particolare per la popolazione anziana, dall’altra con le politiche di istruzione, formazione e lavoro in termini di inclusività. A volte per un giovane, una donna, un portatore di handicap disoccupato la migliore politica sociale è trovare il lavoro, meglio se un lavoro buono’. ‘Definire i livelli minimi di assistenza, l’accessibilità delle prestazioni e la compartecipazione selettiva e equa ai costi delle stesse’ è ciò che chiede la Cisl insieme a ‘criteri più equi e trasparenti, che possono essere garantiti da un regolamento regionale sull’Isee come strumento per regolare in modo flessibile, in rapporto anche alla natura del servizio e/o della prestazione, l’accesso delle persone e/o delle famiglie alle agevolazioni di carattere sociale. E’ tempo di declinare concretamente il principio di sussidiarità orizzontale per attivare nuove e più fresche energie, promuovere partecipazione, fare rete con i soggetti sociali, cooprogettare interventi, gestire, in alcuni casi, i servizi all’interno di un sistema di regole condiviso, che promuova, insieme, libertà di scelta per le famiglie e una competizione virtuosa fra soggetti gestori. In questo senso va recuperato anche un ruolo per i patronati sindacali come promozione di servizi, filtro nel rapporto con la pubblica amministrazione e antenna sui fabbisogni sociali. Infine c’è la questione delle risorse e il rapporto fra politiche fiscali, tariffarie e politiche sociali. I recenti tagli ai trasferimenti sociali dello Stato a Regioni e Comuni stanno mettendo a dura prova le scelte di bilancio di questi ultimi.

AUTORE: Maria Rita Valli