Un Festival risorto a nuova vita. Questo in sintesi lo spirito con il quale il Festival dei Due mondi di Spoleto si presenterà quest’anno al pubblico degli appassionati. Lo ha sottolineato in sede di presentazione nei giorni scorsi il presidente della Fondazione Spoleto Festival Giorgio Ferrara. Una manifestazione che, pur con molti anni sulle spalle – è giunta alla 55a edizione -, vuole continuare a stupire con spettacoli che guardano alla modernità e che cercheranno di avvicinare un nuovo pubblico.
Ricco e variegato il calendario degli eventi, con un programma che dal 29 giugno al 15 luglio si dipanerà tra arte, musica, teatro, danza e altro ancora.
In tutto verranno proposti 41 spettacoli e 109 aperture di sipario, due rassegne di cinema, un laboratorio teatrale, tre convegni, due concorsi, quattro premi, oltre a diversi eventi speciali e mostre d’arte. Quest’anno si è puntato di più sulla cultura, considerandola strumento privilegiato per uscire dalla crisi. Luoghi preposti agli spettacoli e ai vari appuntamenti saranno come sempre il teatro Caio Melisso, il Teatro romano, San Nicolò, e in definitiva l’intera città di Spoleto.
A inaugurare la manifestazione l’opera Il giro di vite, capolavoro di Benjamin Britten dal celebre racconto di Henry James, per la regia di Giorgio Ferrara e con l’orchestra Verdi di Milano, diretta per l’occasione dal maestro Jahannes Debus. Seguirà un nutrito gruppo di concerti, da quelli di Mezzogiorno ai Blitz musicali: oltre cento studenti del Conservatorio Morlacchi di Perugia suoneranno in vari luoghi della città, con concerti solistici, da camera e orchesteali.
Per la danza, il Teatro romano e dieci titoli. Si comincia con i solisti del Wiener Staatsballett e si continua con il Pacific Northwest Ballet (che dedica uno spettacolo a Twyla Tharp e un programma tutto moderno a William Forsythe).
Per la prosa, un allestimento di riguardo riporta a Spoleto Bob Wilson, questa volta presente con la Lulu di Frank Wedekind, ovvero la “tragedia dell’adolescenza”, affidata all’interpretazione dei sempre magnifici attori del Berliner Ensemble. Le musiche sono, a sorpresa, di Lou Reed.
C’è poi una commedia di Dmitry Krimov prodotta e interpretata da Mikhail Baryshnikov insieme ad Anna Syniakina, In Paris, che vien definita “un’incantevole storia d’amore sul tema della perdita”.
Spazio all’arte a palazzo Collicola con “Sculture in città tra memoria (1962) e presente (2012)”, dal 25 giugno al 28 ottobre, a cura di Gianluca Marziani. La kermesse si svolgerà sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio e del ministero degli Affari esteri, ed è promosso dal Mibac, insieme a Regione Umbria, Provincia di Perugia e Comune di Spoleto.
Le prediche sui sette vizi capitali
Tra gli eventi-novità del programma di quest’anno, le predicazioni su “I vizi capitali”: sette appuntamenti, tutti alle ore 17, a San Domenico con predicatori d’eccellenza, in collaborazione con il Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione. I sette predicatori saranno, a partire da venerdì 29 giugno, mons. Rino Fisichella (La superbia), don Fabio Rosini (30 giugno – La gola), mons. Vincenzo Paglia (1° luglio – L’invidia), mons. Pierangelo Sequeri (6 luglio – L’accidia), card. Gianfranco Ravasi (7 luglio – La lussuria), Fr. Enzo Bianchi (8 luglio – L’ira), mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto – Norcia (14 luglio – L’avarizia). Fino al 1900 – almeno al di fuori delle città – le prediche costituivano, oltre ad un appuntamento religioso, anche un’occasione di incontro mondano, una sorta di spettacolo in cui veniva coinvolta tutta la comunità. Il predicatore doveva parlare alla coscienza dei fedeli, risvegliarla, ma questo risultato si otteneva solo esercitando al meglio la capacità retorica di incatenare la loro attenzione. E la gente accorreva a sentirli. Il proposito è di far gustare di nuovo quell’emozione, portando la parola cristiana in contesti dove abitualmente non si sente.