In una società dove arrivismo e concorrenza sembrano dettar legge, lo Spirito santo vuole creare una nuova condizione e nuove situazioni immettendo un prezioso frutto: la misericordia (bontà e benevolenza).
Il cuore dell’uomo è malato, per cui i suoi frutti non possono essere automaticamente buoni. Un cuore affidato all’azione della salvezza recupera il gusto e la sapienza della vita che permettono di incarnare rapporti umani in novità.
Lo Spirito santo manifesta al cuore dell’uomo, in primo luogo, la bontà di Dio: ogni cosa che esce dalle mani del Creatore è buona e quindi contiene in sé un annuncio di amore.
Sappiamo che cosa è avvenuto con il peccato originale: ogni rapporto è stato falsato, ogni cosa è stata bacata. Lo Spirito santo restaura il cuore! Ciò permette di riconoscere il positivo dietro ogni cosa e dietro ogni persona; solo con questo paio di occhi nuovi, frutto e dono dello Spirito, si torna a gustare le cose belle che il Creatore ci ha donato, si torna a guardare la gente come un dono e non come un ostacolo per la nostra crescita, personale e comunitaria.
Un’esperienza viva e concreta di Dio Bontà e Misericordia fa dell’uomo un essere attento e disponibile alle grandi esigenze d’amore che ci sono attorno a lui. Un uomo modellato dallo Spirito, rinnovato nell’intimo, diventa un punto di riferimento decisivo per una altrettanto decisiva svolta nel nostro cammino sociale. Solo un uomo positivo, perché agganciato alla bontà e alla misericordia di Dio, riesce ad incarnare opere positive e diventa veramente sale e luce del mondo.
San Francesco ha fatto questa esperienza di Dio, ha sentito su di sé il Suo amore misericordioso, lo ha respirato, si è sentito accolto benevolmente nell’abbraccio di Dio. Lo ha sentito “misericordioso”, lo ha sperimentato “ineffabile, soave, amabile e dilettevole, desiderabile”. Questa esperienza di misericordia, di bene, di accoglienza, di bontà si è poi tradotta in un atteggiamento simile con l’uomo, con il fratello.
È misericordioso, Francesco, verso chi sbaglia; non condanna… ma “tutto copre, tutto sopporta”. Il Poverello non condanna il prete peccatore, ne bacia le mani; non predica nelle parrocchie dove abitano “sacerdoti poverelli” senza il loro permesso. Una espressione che si trova spesso nei suoi scritti e nei suoi dialoghi è “siano accolti benevolmente”: così si accolgono i novizi, così si accolgono e si servono i ladri di Montecasale…
Questa è l’esperienza che fa di Francesco e dei suoi degli eterni contemplatori e innamorati cantori della misericordia di Dio. La sua benignità sgorga dalla docilità allo Spirito santo; la sua è l’affabilità di un’anima affinata e dilatata dallo Spirito. Questa benignità la si legge nel sorriso limpido, nel gesto deferente, nel tratto gentile e rasserenante; essa è segnata di delicatezza e di buon umore.
La misericordia, da cui nasce l’affabilità di Francesco, non mira a guadagnare l’altro né tantomeno a lusingare l’altro, ma a favorire l’unione e la riconciliazione delle persone con Dio e tra di loro. Ciò comporta rinuncia a se stesso e continua attenzione agli altri: vuole essere testimonianza di misericordia con la parola e con il gesto gratuito. Tutto ciò è proprio di un figlio di Dio, di colui che è nato da Dio ed elevato dallo Spirito, desideroso di appianare per gli uomini i sentieri del suo amabile Signore, Gesù Cristo.
La misericordia cristiana sgorga dal cuore. Essa non è un miscuglio di buoni sentimenti. Non si tratta di rimanere in un atteggiamento innocuo, ma coinvolgersi, come Francesco, in una dinamica di autenticità sul piano sociale, e l’autenticità del cristiano è fatta di bontà interiore, di accoglienza, di testimonianza. Il cristiano è certo che sull’esempio di Francesco, sia possibile ottenere verità e libertà, pace e gioia solo attraverso una testimonianza gioiosa e coinvolgente dell’incontro avuto con il Dio di amore, di bontà, di misericordia.