Il dolore che va incontro all’amore: questo il vero miracolo di Lourdes

Pellegrinaggio de La Voce a Lourdes per dare inizio ad un anno speciale sotto la protezione di Maria

Siamo partiti di buon mattino, con il cielo sereno, verso la cittadella di Maria, Lourdes, situata ai piedi dei Pirenei. Ci si prospettava un lungo itinerario e tutto appariva normale, come per una qualsiasi gita turistica. In realtà ognuno aveva una precisa motivazione, una spinta interiore che lo aveva indotto a scegliere quel particolare pellegrinaggio. Alcuni vi erano già stati e volevano ripetere l’esperienza positiva di gioia e di serenità sperimentata. Per altri era la prima volta e desideravano sperimentare personalmente quello che avevano sentito raccontare o avevano letto da qualche parte. Nessuno era lì per soddisfare una pura curiosità di tipo culturale o turistico. Il motivo “ufficiale” del pellegrinaggio era quello di dare inizio ad un anno speciale del settimanale La Voce, quello del suo mezzo secolo di vita (1953-2003) che vogliamo porre sotto la protezione di Maria. E questa intenzione è stata realizzata nella preghiera e nella conversazione che si è svolta all’interno del gruppo che ha consentito di comunicare dal vivo quello che nel giornale si svolge normalmente sulla carta stampata e cioè la riflessione sui temi profondi della vita singola e collettiva, sulla fede e sulla cultura, sul presente e sui tempi antichi. La Francia è una nazione che consente questo passaggio dal passato al presente e viceversa, basti osservare che il primo impatto di tipo religioso è stato con la città dei catari, degli albigesi e dei valdesi, con le loro terre, i loro castelli e anche le manifestazioni letterarie e teatrali che rievocano la triste storia di questi cristiani eretici del XII-XIII secolo e la loro tragica fine. Ma questo è passato nello sfondo quando arrivati a Lourdes abbiamo incominciato a vedere le carrozzelle, prima sparse qua e là, occupate e vuote, e poi, poco prima della adorazione eucaristica con la benedizione dei malati sfilare in ordine dalle varie strade e confluire nel piazzale antistante la grotta in riva al fiume Gave. Centinaia e centinaia di carrozzelle ognuna con un carico di sofferenza e di speranza, trasportate da familiari e volontari che andavano ad un appuntamento comune con la Vergine della Grotta prima e con la bianca ostia del Corpo del Cristo risorto poi. Avveniva sotto i nostri occhi l’incontro, che sarà ripetuto nelle celebrazioni successive, di una umanità sofferente con i segni della pietà di Maria e del suo Figlio Gesù. E’ qui il miracolo di Lourdes: il dolore che va incontro all’amore, l’uomo che ripone la sua speranza nel Dio della pietà e della misericordia. E il miracolo costante consiste proprio in questa trasfigurazione della tristezza umana nella serenità e persino nella gioia che sgorga dalla fede. Molti hanno pianto, forse tutti, in un momento o in altro, toccati nel profondo da un impatto emotivo non consueto e non previsto. La preghiera e il canto, le mille e mille candele alzate in alto ad ogni Ave esprimevano un desiderio di rinascita, come un’anticipazione di un’aurora presaga di vita nuova, promessa dal salmo: “alla sera sopraggiunge il pianto ed al mattino ecco la gioia”. Lourdes è questo mattino che si apre ad un nuovo e diverso giorno, piccolo ma efficace segno del giorno senza tramonto, dove non ci saranno più la malattia, la morte e le lacrime: la vostra tristezza sarà trasformata in gioia, quella che nessuno vi potrà togliere.

AUTORE: E. B.