Risulta forse naturale chiedersi in quanti conoscano, ai nostri giorni, la realtà del diaconato laico permanente, realtà al servizio dell’istituzione della Chiesa e delle comunità parrocchiali. Da breve tempo la carica di diacono permanente è stata assunta da Piero Mori, parrocchiano di Ospedalicchio da sempre al servizio della comunità e da tutti conosciuto in particolar modo per la sua attività di catechesi. La sua ” chiamata” a ricoprire questa funzione risale a due anni fa, e se solitamente il diacono laico viene invitato a prestare la sua opera presso la comunità di cui è parte, investito per così dire dalla collettività stessa, Mori è stato convocato dal vescovo stesso di Perugia perché svolgesse attività di diaconato presso la Curia. Il resto dell’impegno è riservato alla collaborazione con il parroco del paese, e in special modo alla catechesi. Prima di diventare diacono Mori ha seguito una preparazione durata due anni, che aveva alle spalle anni di studi di teologia. All’interno della Curia, presso la quale Mori lavora come diacono, è in corso una fase di riorganizzazione amministrativa che vedrà molti laici impegnati in cariche finora ricoperte da uomini di Chiesa. Non soltanto l’attuale numero ridotto di preti orienta tale scelta, al cui interno si colloca la stessa rivalutazione del diaconato permanente, ma anche un intento di fondo che sta lentamente accompagnando le direttive della Chiesa dagli ultimi 20- 30 anni, ovvero la volontà di ampliare possibili ambiti di incontro fra clero e laicato, perché non sia più un confronto con una Chiesa- Istituzione lontana e intoccabile. Ridare vita alla figura del diacono laico è stato merito del Concilio Vaticano II, ispirato dall’obiettivo di porre finalmente un limite a un accentuato clericalismo, impostato sull’immagine di una Chiesa potente, sacra e lontana dai comuni cristiani Il diacono laico, differente da quello religioso temporaneo, che è passaggio in vista del sacerdozio, esiste dai primi tempi della storia del cristianesimo, fu voluto dagli apostoli e fin dalle origini svolgeva opere di carità, come tuttora; uno dei primi fu santo.Stefano martire. Per ben 16 secoli circa la Chiesa non ha più fatto ricorso a queste persone e solo alla fine degli anni ’70 del XX secolo, il diacono laico è stato richiamato a vivere ed operare come mediatore e portatore di collaborazione fra laici e clero, e forse perché non ricoperto da quella sacralità dell’uomo di Chiesa è ponte di unione dal volto umano e più terreno. Il diacono può adempiere a molti degli obblighi sacerdotali, può amministrare ogni sacramento tranne fare le confessioni o celebrare messa, si occupa inoltre della carità, di problemi amministrativi, burocratici, attività culturali o sociali, ovvero sta al servizio della collettività, la sua nota peculiare è proprio quella di essere servitore in mezzo alla gente. Davanti al lento cambiamento che investe i rapporti uomini- Chiesa, dei quali il ruolo del diacono ne è un esempio, restano ancora da modificare l’impressione e la sensibilità dei comuni cristiani nel percepire le novità dei tempi in rapporto alle abitudini degli anni.
Il diacono al servizio degli altri quale tramite fra clero e laicato
Piero Mori: il servizio nella Curia di Perugia, la catechesi nella parrocchia di Ospedalicchio
AUTORE:
Emanuela Raffa