“La celebrazione eucaristica può essere percorsa dall’inizio alla fine, rito dopo rito, e letta nella prospettiva della misericordia”. Lo ha affermato mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nella relazione per la 65a Settimana liturgica nazionale. La Chiesa che celebra ha il compito di offrire e di attuare la misericordia nella sua prassi: sia verso l’esterno sia al suo interno. “Suo dovere è, insomma, promuovere una cultura della misericordia già a partire dalla sua prassi concreta”.
Tutto comincia con la celebrazione eucaristica, che è epifania della Chiesa-misericordia, incarnazione della misericordia di Dio Padre. Prosegue poi nell’azione sociale e caritativa con l’attenzione verso gli ultimi. Risulta importante verificare quella attività particolare della Chiesa che è la sua vita liturgica, il momento in cui essa agisce come assemblea convocata e radunata per il culto. Infatti “l’assemblea liturgica, nel suo stile e nel suo modo di essere e di fare, è segno di ciò che la Chiesa è e fa”. Mons. Galantino ha invitato a svolgere una riflessione teologico-liturgica sulla misericordia, prendendo in considerazione l’assemblea liturgica e, in particolare, l’assemblea eucaristica così da verificare quali stili e atteggiamenti di misericordia siano attuati nel suo celebrare.È importante precisare che nella celebrazione eucaristica si annuncia e si comunica, principalmente, la misericordia di Dio per gli uomini. Questa precede quella che poi la Chiesa annuncia e attua.
L’assemblea liturgica si pone in atteggiamento di accoglienza, che non è pura passività. Infatti, essa celebra secondo un atteggiamento di misericordia. Paradossalmente, potrebbe esserci un’assemblea liturgica non cristiana, nel senso che il suo stile celebrativo non corrisponde al Vangelo della misericordia. È dunque fondamentale come si celebra. A titolo di esempio, Galantino ha preso in considerazione alcune sequenze rituali. Nella professione di fede si ricordano le azioni della misericordia di Dio per gli uomini. Il Credo contiene non solo ciò che Dio è, ma soprattutto ciò che Dio fa per la salvezza.
A questa iniziativa l’assemblea risponde con due gesti liturgici, che sono autentici atti di misericordia: la preghiera dei fedeli e la presentazione dei doni all’altare, l’offerta della preghiera e l’offerta della carità. Nella prima si presentano al Padre le necessità universali, quelle della Chiesa e quelle del mondo, quelle di tutti, ma specialmente dei poveri e dei sofferenti. E, poi, la raccolta dei doni, che vengono offerti per la carità. Talvolta, all’offertorio sono portati tanti doni “simbolici”, che richiamano momenti della vita di coloro che partecipano e pochi doni “reali”, che vanno a beneficio dei poveri e dei bisognosi. Eppure, “questa è la finalità della presentazione dei doni: portare le offerte che saranno consacrate ed esprimere la carità nei confronti di chi ha bisogno”. Questo gesto rituale antichissimo nella Messa è segno della misericordia dei cristiani che si fa dono verso i fratelli nella necessità.
Anche la preghiera eucaristica è sotto il segno della misericordia. Il celebrante con le parole “rendiamo grazie al Signore, nostro Dio” introduce la narrazione della misericordia di Dio che si attua nella storia della salvezza. E il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia con le parole della consacrazione rende viva e attuale la presenza del Signore Gesù nell’offerta del pane e del vino trasformati nel suo corpo e sangue, donati come nutrimento. E, poi, le grandi intercessioni affinché la misericordia del Padre continui ad essere riversata oggi sulla Chiesa e sul mondo, a beneficio dei vivi e dei defunti.