di Angelo M. Fanucci
Dal gran bailamme della mia disordinatissima scrivania emerge sempre un libro, Le ragioni della speranza (Paoline), il commento ai Vangeli domenicali in uso da parte del Gibbo, il piccolo gruppo che ogni sabato pomeriggio a Gubbio tiene insieme a me un’abborracciata ma efficace lectio divina a Santa Maria de’ Servi. Un testo filologicamente puntuale e al tempo stesso vibrante di poesia: c’è anche lo zampino della coautrice, la prof. Marina Marcolini, ma il libro ha il timbro tipico di Ermes Ronchi, il padre Servita che l’anno scorso, al vertice della Settimana liturgica nazionale di Gubbio, ci ha lasciati entusiasti e come storditi con la qualità straordinaria della sua relazione. Un libro che consiglio a tutti.
Ma stavolta… sentite: è una parte del suo commento alla Passione secondo Marco. “Cristo è in agonia fino alla fine del tempo. Cristo è bombardato in Siria. Cristo viene ucciso in Nigeria. Cristo è straziato dalle bombe a Baghdad. Cristo naufraga al largo di Lampedusa. Cristo viene respinto con i rom ai margini delle nostre città”.
Bello! Ma… di che si tratta? Di figure retoriche di parola? Di figure retoriche di pensiero? Pie immagini pensate in vista di una degna partecipazione alla Pasqua? No. Si tratta di ben altro. Si tratta di acquisizioni reali nuove, che germogliano nel grembo della Chiesa impegnata nell’incessante scavo dentro la propria anima, alla ricerca di un’identità che è sempre “già e non ancora”: un plafond di verità acquisito che incessantemente chiede di essere superato.
In questa incessante ricerca della propria identità, la Chiesa, soprattutto con l’enciclica Mystici Corporis di Pio XII (1943), a partire dal concetto evangelico di regno di Dio aveva disegnato la propria identità come “Corpo misterioso di Cristo”. Ma il Concilio ha identificato il regno di Dio con il mondo, e la Chiesa come lo strumento principe al servizio di questa identificazione: questo vuol dire che, grazie alla Chiesa, il Corpo misterioso di Cristo è il mondo: ogni volta che qualche presenza umana viene straziata e distrutta, è il Corpo di Cristo che viene lacerato e annientato.
Parlando dell’Incarnazione, la Redemptor hominis di Giovanni Paolo II ci ha insegnato che “con questo atto redentivo la storia dell’uomo ha raggiunto nel disegno di Dio il suo vertice. Dio, entrato nella storia dell’umanità (e come uomo), è divenuto suo ‘soggetto’; uno dei miliardi di soggetti e, in pari tempo, l’Unico!”.
No, non sono figure retoriche, sono racconti di fatti reali. Reali di una realtà che non è quella materiale delle città che si sbriciolano sotto le bombe, o dei barconi che diventano bare. Reali di una realtà che è al tempo stesso più misteriosa e più molto più vera. Ma a un passo di distanza c’è la Pasqua. In quella luce abbagliante, il mio cordialissimo augurio ai miei 17 lettori!