La linea decisa, ribadita e rafforzata dai G7 e dalla Nato di fornire un numero superiore di armi e sistemi tecnologicamente più potenti all’Ucraina sembra aver diffuso una sorta di dogma assoluto sulla necessità di armarsi per ottenere la pace. Ora, chiunque sia onesto e sincero, interroghi la propria coscienza per rispondere alla domanda: aver deciso di fornire le forze ucraine anche degli F16 accelererà il processo di pace?
Senza scomodare i grandi valori e i principi della pace e seguendo piuttosto soltanto il buon senso, crediamo davvero che entrare nel vortice di questa escalation produca la soluzione del conflitto? Sicuramente contribuisce ad alimentare la guerra, ovvero a prolungarla causando sofferenza, morte e distruzioni.
Persino gli esperti strateghi di guerra e gli analisti del conflitto sono pronti ad affermare che non vi è alcuna possibilità di risolvere quel conflitto sul terreno della guerra. La voce di Papa Francesco sembra isolata e dissonante, le cancellerie mondiali non sembrano impegnate nell’apertura di corridoi di dialogo e anche il difficile dissenso interno alla Russia sembra ricevere sostegno e quindi è questo il tempo della testimonianza di pace che risale la corrente e chieda ad alta voce di invertire la rotta della politica internazionale di riarmo verso il negoziato e la cooperazione. Il fatto che la strada sia difficile non significa che non vada percorsa.