Su invito dell’associazione Altotevere senza frontiere, venerdì 25 gennaio presso la sala degli Specchi del Circolo degli Illuminati di Città di Castello, don Giacomo Panizza, fondatore della comunità Progetto Sud, è intervenuto sul tema “Libertà e condivisione”. Semplice, fuori dagli schemi, ma soprattutto don Giacomo Panizza è coraggioso come nelle battaglie sociali della Brescia operaia degli anni Sessanta quando lui è metalmeccanico in fabbrica, o nelle lotte politiche degli anni Settanta, gli anni degli scontri e delle stragi come quella di piazza della Loggia (1974). Ma don Giacomo dimostra un coraggio fuori dal comune quando, ancora seminarista, si offre per andare in Calabria al fianco degli ultimi. È il 1976 quando da un gruppo di scout viene a sapere della forte necessità di aiuto che hanno i disabili in un Sud a lui ancora sconosciuto. Imparerà a conoscerlo e a capire la sua vocazione nei pregi e nei difetti di quella gente. Panizza ricorda più volte durante il suo intervento del suo trascorso di operaio, di quella vita della fabbrica che lo segnerà per sempre e in ogni circostanza farà riaffiorare in lui quel sentimento buono di giustizia sociale. Poco dopo il suo arrivo a Lamezia Terme fonda Progetto Sud, comunità autogestita nella quale uomini uguali e liberi condividono progetti, lavorano insieme. Con un piccolo gruppo di disabili don Giacomo occupa uno stabile di proprietà del Comune e organizza un laboratorio dove si lavorano lastre di rame. Questo è il primo passo contro la cultura dell’emarginazione che in quella terra aveva isolato i disabili togliendo loro ogni possibilità di riscatto sociale. Sono state molte le battaglie combattute per il diritti di tanti malati e persone con gravi difficoltà psico-fisiche, ma l’ostacolo più grande – ha sottolineato Panizza – è la cultura mafiosa radicata e dominante, la ’ndrangheta che più volte lo minaccia e che don Giacomo all’inizio fatica anche a capire, tanto è distante quel sistema dal suo modo di fare e di pensare. Nel 2002 il commissario prefettizio di Lamezia gli affida una delle case sequestrate alla mafia, la peggiore, ubicata all’interno di un cortile a fianco di case ancora abitate dalle famiglie dei boss. Nessuno a Lamezia voleva quelle case perché sarebbe stato come opporsi al sistema mafioso, schierarsi apertamente; ma don Giacomo, forte della volontà della sua comunità, accetta. In seguito subirà gravi minacce per le quali è tuttora sottoposto ad un programma di protezione. Don Giacomo conclude il suo intervento lanciando una sfida importante alla comunità civile ma anche e soprattutto alla Chiesa che, dice, non può non vedere chi è povero, sofferente e in difficoltà. Non può non sporcarsi le mani. Certo, ci vuole coraggio.
Progetto sud
Giacomo Panizza nasce a Pontoglio (Brescia) nel 1947 e dopo aver lavorato per anni in fabbrica inizia a studiare nel seminario di Brescia e poi nelle Marche dove presso la comunità di Capodarco di Fermo presta servizio fino al ’76 quando viene ordinato sacerdote e si trasferisce a Lamezia Terme in Calabria. Qui fonda la comunità Progetto Sud che oggi conta su centinaia di volontari e collaboratori che lavorano per la diffusione di politiche di integrazione, di tutela dei diritti di cittadinanza sperimentando servizi innovativi e di sostegno socio-economico. Progetto Sud opera con disabili fisici e psichici, malati, sostiene e affianca persone vittime di usura ed estorsione.