Nell’imminenza del 140° anniversario della Breccia di Porta Pia, L’Osservatore Romano ha ripubblicato alcuni documenti del centenario. Era il 1970 e alla vigilia del 20 settembre ci fu uno scambio di lettere tra Paolo VI e il presidente della Repubblica di allora, Giuseppe Saragat. All’Angelus il Papa sottolineò, con grande semplicità, “l’armonia dei due rispettivi sentimenti di buoni cittadini e buoni cattolici”. Allora della “questione romana” era per così dire aperta solo la questione della revisione del Concordato, che l’aveva definitivamente chiusa. Dopo decenni di negoziati la revisione si realizzò nel 1984, ribadendo la cooperazione di Chiesa e Stato per il bene comune. Proprio questa cooperazione nella distinzione dei piani è il tema che è giusto fare risaltare anche oggi: il 20 settembre sarà celebrato infatti con una certa solennità, verso il traguardo dei 150 anni di Unità, di cui con Roma capitale si realizzerà il primo, essenziale compimento. Per lungo tempo questa ricorrenza, che fu anche festa nazionale, mantenne un connotato anticlericale, come celebrazione della fine del potere temporale e messa in guardia militante contro le pretese ecclesiastiche. Oggi ovviamente questo registro non ha più ragion d’essere. Il grande nodo della cultura politica contemporanea, in particolare qui, nei Paesi di democrazia avanzata e matura, è ancora e sempre nel fondamento stesso di questa democrazia, opportunamente ricordato a suo tempo da Paolo VI: “Date a Cesare ciò che è di Cesare, date a Dio ciò che è di Dio”. Si tratta di una distinzione che non è separazione, ma “armonia”, che offre alla democrazia una ispirazione cristiana, allo Stato laico un positivo spessore di principi e di risorse. Da qui derivano infatti quei concetti, la “democrazia cristiana” e la “laicità positiva”, che hanno accompagnato e vivificato la storia contemporanea. Oggi questa trama, su cui si dipana da più di un secolo la dottrina sociale e si articolano il “movimento cattolico” e la vicenda dell’impegno politico e sociale dei cattolici, ha bisogno di essere rilanciata, prima di tutto proprio nel suo nesso costitutivo, che è quello appunto della libertà. Oggi in molti Paesi europei si opera in un contesto radicalmente secolarizzato, tale da mettere in discussione la permanenza o addirittura l’esistenza stessa di “radici cristiane”. Il punto d’altra parte non è solo quello di difenderle o di reclamarle, quanto piuttosto di farle reagire con il quadro attuale, che è quello di un liberalismo radicale esausto, tendenzialmente egemone in una situazione di vuoto. L’Italia rappresenta in tal senso un caso rilevante, proprio per questo intreccio costitutivo con la realtà della Chiesa. Di qui l’importanza di una riflessione attenta e profonda sull’Unità d’Italia, la sua storia, la sua articolazione e il suo futuro. E l’impegno per trarne nuovi orizzonti.
Il cattolicesimo in Italia e il rilancio della laicità positiva
150 UNità d’Italia - il punto
AUTORE:
Francesco Bonini