La nomina cardinalizia dell’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve ha inciso nella vita dell’arcivescovo e in quella della stessa diocesi. La accresciuta responsabilità che il Cardinale Gualtiero Bassetti ha nei confronti della Chiesa universale rende più difficoltosa la cura della sua diocesi in un modo che si è fatto sentire nei mesi che sono seguiti alla nomina. Così è maturata la decisione di chiedere al Papa un aiuto che fosse di pari grado nell’ordine della grazia, ovvero un vescovo ausiliario. E non è la prima volta che un arcivescovo di Perugia se ne avvale. L’ultimo durante l’episcoato di mons. Ferdinando Lambruschini, è stato mons. Giovanni Benedetti, nominato ausiliare sul finire del 1974 per poi diventare vescovo residenziale di Foligno nel 1976. Prima di lui, con mons. Raffaele Baratta, ci fu mons. Agostino Ferrari Toniolo, ausiliare dal 1967 al 1969 e poi impegnato al servizio della Santa Sede presso la FAO.
Eminenza, quale è la specificità di un vescovo ausiliare?
“Intanto devo dire che questa nomina ha una rilevanza non solo per la diocesi di Perugia ma anche per l’Umbria. Don Paolo è molto conosciuto in Umbria, in tutte le diocesi, anche per il lavoro fatto in Cei al Servizio di Pastorale giovanile. E credo che la presenza di un vescovo ausiliare a Perugia è un valore aggiunto sia per Perugia che per la regione, perchè è chiaro che poi lui collaborerà condividendo gli altri vescovi la responsabilità della pastorale regionale”.
Il giorno dell’annuncio della sua elezione a vescovo don Paolo con una battuta disse che per lui, essendo già vicario generale, “cambia tutto e non cambia niente”…
“La battuta di don Paolo è vera perché non cambia niente dal punto di vista giuridico in quanto il vescovo ausiliare, secondo il Codice di diritto canonico, non ha nessun ruolo in più del Vicario generale nel governo della diocesi. Ma cambia anche tutto perchè don Paolo con la consacrazione episcopale da fratello e figlio è costituito padre, sposo e pastore della Chiesa. L’anello che gli sarà consegnato nel rito sottolinea bene questa prerogativa. Questo lo porterà ad un rapporto diverso con tutti. Gliel’ho detto di recente: ‘ricordati che sarai costituito padre, padre dei tuoi preti, padre di tutto il Popolo di Dio. E il libro del Vangelo che dai diaconi ti sarà posto sulle spalle durante la consacrazione come un giogo, esprime la tua totale sottomissione alla Parola di Dio’”.
In un primo momento, appena nominato cardinale, non pensava di aver bisogno di un vescovo ausiliare. Come è nata questa decisione?
“Di dove nasce lo dice la parola stessa auxilium, che vuol dire aiuto. Ho chiesto al Santo Padre un aiuto particolare, prima di tutto per esigenze di ministero perché è in atto la Visita Pastorale alla diocesi. È un impegno importante che ha un significato particolare anche perché vuol essere uno strumento di verifica e di attuazione, là dove è necessario, delle Unità pastorali, che sono uno strumento che in questo momento noi riteniamo indispensabile per l’annuncio del Vangelo nella nostra diocesi”.
Con la nomina cardinalizia si sono anche accresciuti i suoi impegni sia nella Chiesa, visto che riceve molti inviti a molti eventi, sia nei confronti della S. Sede…
“Sono impegnato nella Congregazione per il Clero, nella Pontificia Commissione per il dialogo ecumenico, e poi sono anche Vice presidente della Cei, incarico che si conclude in novembre. L’impegno più grande, però, come tempo ed energie, è quello di membro della Congregazione per i Vescovi per la quale vado a Roma ogni 15 giorni e devo giungervi preparato, il che vuol dire che devo aver letto e studiato la positio di 12 candidati perché ogni 15 giorni la Congregazione deve provvedere a quattro diocesi in attesa del Vescovo e per ciascuna vengono valutati tre candidati sulla base dei dossier preparati dalle Nunziature o per alcune aree da Congregazioni particolari”.