Il seminario sul futuro dell’Umbria è un evento molto atteso, in particolare tra i politici e in generale tra quanti si occupano della “cosa pubblica”, e trenta sono gli interventi in programma. Ne parliamo con il presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni – Narni – Amelia. La proposta e l’organizzazione del convegno sono stati portati avanti dalla Consulta Ceu affari sociali, lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del creato, di cui è presidente. Mons. Paglia, quali sono le ragioni che vi hanno portato a proporre questo incontro? “L’idea iniziale venne dopo le Settimane sociali cattoliche svoltesi a Pistoia sul ‘Bene comune dell’Italia’. Con i membri della Commissione per i problemi sociali e del lavoro della Ceu che parteciparono all’incontro pensammo fosse utile riflettere sullo stesso tema del bene comune, ma applicato all’Umbria. Sentimmo che era indispensabile una tale riflessione a livello regionale. La proposta fu accolta dalla Ceu ed iniziammo a organizzare il convegno. Sono passati molti mesi da allora ed abbiamo svolto vari seminari di studio attorno a questo tema, vagliando via via i risultati delle ricerche. Man mano che andavamo avanti emergeva l’opportunità di uno sguardo attento al presente e soprattutto al futuro prossimo della società umbra. Sempre più emergeva l’esigenza di confrontare tra loro i diversi dati economici, strutturali, sociali ed anche religiosi per poter delineare i tratti del futuro prossimo della nostra cienza va fatto anche in questa direzione. La convinzione che sta all’oriregione. Non si tratta di delineare i principi della dottrina sociale della Chiesa ma di applicarli alla nostra situazione per vedere quale futuro vogliamo delineare per la nostra regione. Assieme ai dati positivi per una pace sociale, ci sono dati economici che preoccupano, come anche fanno pensare alcune scelte strutturali. C’è poi anche da riflettere sulle responsabilità che le Chiese dell’Umbria hanno nei confronti della società umbra. Un esame di coscienza va fatto anche in questa direzione. La convinzione che sta all’orizzonte di questo convegno – sostenuta straordinariamente dalle suggestioni dell’ultima enciclica papale Caritas in veritate – è che il bene comune delle nostre città come della nostra regione è una responsabilità che investe tutti, anche le nostre Chiese. Possiamo dire che, dopo la pubblicazione dell’enciclica, questo convegno ne è come una riflessione non astratta ma realizzata nella concretezza di una società come quella nella quale viviamo in Umbria”. La Chiesa non è un partito. Perché interviene su questi temi in modo così importante, da protagonista? Non va oltre il suo proprium? “Ricordo che lo stesso Vaticano II – penso alla Gaudium et spes, e ora anche l’enciclica Caritas in veritate – esorta i cristiani ad assumersi le loro responsabilità per l’edificazione della polis. Vorrei citare un brano di Benedetto XVI: ‘Bisogna tenere in grande considerazione il bene comune. Amare qualcuno è volere il suo bene e adoperarsi efficacemente per esso. Accanto al bene individuale, c’è un bene legato al vivere sociale delle persone: il bene comune. È il bene di quel noi-tutti formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale… Ogni cristiano è chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella pólis. È questa la via istituzionale — possiamo anche dire politica — della carità, non meno qualificata e incisiva di quanto lo sia la carità che incontra il prossimo direttamente, fuori delle mediazioni istituzionali della pólis”. L’amore per la ‘città’ deve pertanto stare a cuore della Chiesa. Questo non nasce tanto da un atteggiamento di bontà dei cristiani, ma dalla forza stessa dell’eucarestia. È la messa della domenica che ci spinge a fermentare di amore tutta la settimana che viene. L’eucarestia spinge i cristiani ad essere lievito di una socialità nuova nella nostra regione. La Chiesa però non è un partito. Il legame che unisce i credenti è la comunione con Gesù e non una ideologia o un programma politico. In questo senso è ormai lontana dalla Chiesa la tentazione di guidare la città degli uomini; conosciamo bene peraltro i guasti provocati dal potere temporale. Ma la Chiesa – intesa come comunità dei credenti ove ci sono laici e clero – è parte integrante della società nella quale vive e sente, o meglio deve sentire, la responsabilità di contribuire al bene di tutti. La Chiesa non vive per se stessa o per accrescere la sua organizzazione, ma per far crescere l’amore di tutti per tutti e particolarmente per i poveri, come amava dire Giovanni XXIII”. Quali frutti si aspetta dal confronto di sabato? “Un primo frutto vorrei che fosse la crescita nella coscienza di tutti (sia dei cittadini che delle istituzioni) delle responsabilità per il bene comune. Si tratta di sconfiggere in radice quell’individualismo che come un veleno si è introdotto in tutte le coscienze, anche dei credenti, e che porta ciascuno verso la cura solo dei propri interessi particolari o di gruppo, dimenticando appunto il bene comune. Dobbiamo inoltre prendere coscienza della nuova condizione nella quale ci troviamo, a partire anche dalla situazione storico-politica della nostra regione. Papa Benedetto XVI avverte – e questa coscienza è ciò che il convegno intende promuovere – che una buona Città terrena è pluriforme non uniforme, poliarchica non monarchica, democratica non autoritaria. Vale a dire che nessun ceto e nessuna singola istituzione è arbitra del bene comune, che deve essere, invece, misura dell’operato di ciascun individuo e di ciascun gruppo. Cittadini, gruppi sociali, autorità civili, Chiesa, altre comunità religiose: nel modo proprio a ciascuno, tutti hanno il diritto e il dovere di contribuire alla costruzione del bene comune”. Tra le relazioni introduttive, una è dedicata alla presenza dei cattolici nella nostra regione. La Chiesa mette in discussione anche se stessa? “È indispensabile che i cristiani e ricomprendano la responsabilità sociale che ha la loro fede. Come prima dicevo, è la stessa eucarestia che ci spinge a non vivere per noi stessi ma per gli altri, per il bene di tutti. È questo il senso di essere luce e sale, lievito e speranza per una città (e una società) nuova. Purtroppo dobbiamo constatare un cristianesimo fortemente individualista anche nella nostra regione. Benedetto XVI, nella enciclica Spe salvi, contrasta fortemente l’accento individualista che ha segnato la fede di molti credenti in questi ultimi secoli. Si chiede il Papa: ‘Come ha potuto svilupparsi l’idea che il messaggio di Gesù sia strettamente individualistico e miri solo al singolo? Come si è arrivati a interpretare la salvezza dell’anima come fuga davanti alla responsabilità per l’insieme, e a considerare di conseguenza il programma del cristianesimo come ricerca egoistica della salvezza che si rifiuta al servizio degli altri?’. Esorta quindi i cristiani a fare un serio esame di coscienza ricordando che la Lettera agli Ebrei usa più volte il termine ‘città’per mostrare la salvezza a cui siamo chiamati: il Signore ‘ha preparato infatti per loro una città’ (Eb 11, 16). Non dobbiamo interrogarci se la fiacchezza della nostra comunione non sia complice dell’affermarsi dell’individualismo nella società contemporanea? Riflettere pertanto sul rapporto della Chiesa con la società nella quale viviamo significa individuare una delle frontiere più delicate per il futuro della nostra società umbra all’inizio di questo terzo millennio”. Maria Rita ValliIl programmaAssisiSacro ConventoSala dei Papi19 dicembre ore 15.30 – 20INTRODUZIONE- Moderatori: Silvia Angeletti e Vincenzo Menna (Consulta regionale) Indirizzo di saluto di Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi – Nocera – GualdoINTERVENTI Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Consulta regionale: L’Umbria e il bene comunePierluigi Grasselli, Docente di Politica economica – Università di Perugia: Sviluppo socio-economico e tessuto relazionale in Umbria, nella prospettiva del bene comuneGiuseppe Croce, Docente di Politica economica – Università La Sapienza, Roma: L’economia della conoscenza: sfide e ritardi dell’UmbriaFrancesco Clementi, Docente di Diritto Pubblico Comparato – Università di Perugia: Responsabilità e Territorio. L’Umbria e le riforme politico-istituzionaliLuca Diotallevi, Docente di Sociologia generale – Università Roma Tre: Chiesa e cattolici nell’Umbria di oggi: alcuni adattamenti inutili17.40 – 18.00 Coffee breakDIBATTITO (interventi programmati) CONCLUSIONI: Mons. Vincenzo Paglia