Nell’ambito degli ‘Incontri culturali’ è stata tenuta il 13 luglio, nel chiostro della chiesa di san Francesco, una conferenza sul tema ‘In principio’ L’estetica del racconto della creazione’. Relatore don Nazzareno Marconi, biblista e rettore del Seminario regionale di Assisi. Lo stesso titolo dice come l’oratore abbia analizzato del primo capitolo della Genesi, e dell’inizio del secondo, non solo il contenuto narrativo, ma la forma dal punto di vista estetico e letterario; inquadrando naturalmente lo scritto nell’epoca in cui venne steso e considerando quella che era allora la concezione del mondo e della Divinità. L’attuale versione si considera basata su un testo risalente al VI secolo a. C., rielaborato poi dai sacerdoti ebraici durante la cattività babilonese. Viene calcolato che fossero 25.000, per lo più appartenenti a classi elevate, gli ebrei deportati da Gerusalemme. L’oratore ha sottolineato come, non avendo più il proprio Tempio, questi sentivano di mancare della possibilità di contatto con Dio; da qui una narrazione che cerca di attrarre al massimo l’attenzione di chi ascolta, in uno stile che risponde, oltre ai canoni peculiari della lingua ebraica, come la ripetizione della frase al termine di ogni versetto, all’esigenza di armonia tipica di tutto il mondo orientale. Le prime parole usate nella Genesi indicano, anche per la conformazione della lettera dell’alfabeto ebraico usata, un principio assoluto, quello in cui la creazione avvenne. Ed è Dio a creare il cielo e la terra, ‘cose’, mentre nella religione babilonese sole, luna e stelle sono divinità. Nel susseguirsi delle cose create, i sacerdoti hanno ovviamente innanzi a loro la visione cosmica del tempo; da qui la creazione del firmamento per separare ‘le acque dalle acque’ e il raccogliersi ‘di tutte le acque che sono sotto il cielo’, a cui Dio dà poi il nome di mare. Da ricordare che la terra si credeva coperta da una calotta solida che la separava da un oceano superiore. Il conferenziere ha messo in rilievo come la creazione avvenga in 7 giorni, e il 7 risponde alla ripartizione del tempo lunare. Per un orientale la ripetizione è cifra stilistica di grande valore, così il continuare delle cose nella creazione si esprime di 3 in 3: nei primi 3 giorni Dio crea il contenitore, nel secondo il firmamento, nel terzo la terra asciutta. Non è dunque un mondo caotico che viene costruito, ma un kosmos nella suddivisione ordinata delle cose. Dalle parole bibliche si evince che dove ci sono terra, acqua e cielo, vi è Dio che li ha posti e ordinati, quindi non esiste luogo in cui Lui non ci sia. E la terra promessa è qualsiasi terra, perché qualsiasi terra è del Signore. Don Marconi si è soffermato sulla creazione dell’uomo e sull’espressione usata: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza’, che pone un chiaro distacco dalla convinzione diffusa nel mondo orientale secondo la quale i re erano semidei. Fuori dallo schema numerico è il settimo giorno, che viene benedetto e consacrato. Come il Tempio. Il settimo giorno, il sabato, è dunque il tempio di Dio. Tutti i giorni finiscono, il settimo no perché si incontra l’Onnipotente. Il tempo in cui gli ebrei vivranno è il tempo di Dio. Una conferenza seguita con la massima attenzione e che per molti ha significato una lettura affatto nuova della Bibbia, motivo di approfondimento e spunto di successive riflessioni
Il bellissimo cosmo della Genesi
San Francesco. Per il ciclo 'Incontri culturali', lezione di don Nazzareno Marconi sulla creazione nella Bibbia
AUTORE:
Eleonora Rose