In queste settimane sentiamo parlare molto dell’Africa. Non per motivi negativi o tragici ma per orizzonti positivi, quali: la pace in Sudan e in Somalia, dopo decine di anni di conflitti e immani sofferenze; il Togo, che si muove con decisione verso la democrazia dopo la morte del dittatore Eyadema, con il tentativo del figlio di succedergli, frustrato dal movimento popolare. Giusto come è successo in Ucraina e in Libano. Anche in Egitto, il presidente Mubarak ha aperto la possibilità di elezioni presidenziali con più candidati. Sì, anche in Africa il popolo comincia a contare di più e a fare sentire la sua voce con forza e con un certo impatto. Sappiamo bene che la storia del Continente africano negli ultimi 500 anni è una storia di schiavitù e di colonialismo imposti dall’Europa e poi una storia di dittature dopo l’avvento delle indipendenze, verso gli anni ’60. Il popolo, solo e sempre servo di diversi padroni. Questi ultimi, sì, cambiavano, ma la schiavitù e l’oppressione, restavano. Ora non più! Qualche cosa di nuovo si profila all’orizzonte. Il popolo non vuole più essere scavalcato. La democrazia con sfumature africane, comincia ad affermarsi! La gente inizia ad organizzarsi: dalle cooperative ai sindacati, dai movimenti associazionistici cristiani come le Acli ai progetti di sviluppo nelle baraccopoli, che si stanno compattando con gruppi ben configurati. La gente sta diventando ‘popolo’ attraverso un grande e capillare processo di coscientizzazione, direbbe il famoso pedagogista brasiliano Paolo Freire. Questo è un fatto nuovo che fa bene sperare. Priorità immediate: la cancellazione del debitoLa cancellazione del debito sta diventando una priorità per il prossimo G8. Sembra che il Primo Ministro, Tony Blair, con l’aiuto del suo ministro delle finanze, Gordon Brown, riesca a portare il G8 verso la cancellazione del debito dei paesi poveri, primi fra tutti molti paesi africani, come noi cristiani di tutto il mondo proponemmo durante l’anno giubilare del 2000. È significativo che Gordon Brown si sia gettato a capofitto in questa impresa dopo una sessione di tre giorni a Roma lo scorso anno, quando fu ospite del cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Concilio Giustizia e Pace, il quale era venuto in Kenya, nel febbraio 2004, per attendere al primo congresso dell’Apostolato Sociale organizzato nel decennale del nostro Istituto. Nel suo discorso di apertura, il cardinale Martino si era impegnato a investire gran parte delle sue energie per l’Africa. L’incontro e la discussione con il Ministro inglese delle finanze e con altri economisti fu il segno che il Cardinale aveva parlato sul serio e che, sembri ottenere successo nel riuscire a fare un passo avanti nella cosiddetta cancellazione del debito di molte nazioni africane. Debito che è ormai diventato un giogo pesantissimo sul Continente, reso schiavo del sistema bancario mondiale e incapace di avere quel minimo di capitale finanziario necessario per una vera imprenditoria locale. L’Africa ora sta diventando il paradiso delle multinazionali, la cui immoralità, ingordigia e fame del profitto non ha precedenti nella storia. La cancellazione del debito è quindi uno dei pilastri dell’impegno della Chiesa cattolica per l’Africa e senza dubbio un nostro punto fermo di azione, come missionari in Africa. Attualmente siamo impegnati a lavorare per assicurare che la cancellazione del debito diventi un vero beneficio sia per i poveri che per la promozione della imprenditoria locale, e quindi che riduca la tremenda piaga della disoccupazione. Quanto noi missionari/e ed altre organizzazioni stiamo facendo con il microcredito ha già suscitato notevoli speranze tra la gente delle baraccopoli e ha rafforzato di molto quella che viene chiamata la economia informale. L’istituto dell’Apostolato sociale del Tangaza College di Nairobi, nel quale sono impegnato da oltre dieci anni, sta operando in questo settore con notevole successo. Non si dimentichi che la cancellazione del debito è anche restituzione all’Africa depredata dai mali ai quali ho accennato sopra e che hanno foraggiato lo sviluppo industriale di Europa e America. Sì! Il 2005 potrebbe essere uno anno speciale per l’Africa! L’inizio di un vero partenariato fra un’Africa piena di slancio e di energie creative e il resto del mondo, aperto ad una collaborazione interessata ad un nuovo futuro per il Continente.
Il 2005 anno speciale per l’Africa
Dal Kenya padre Francesco Pierli, missionario di Città di Castello, fa il punto sull'impegno del G8 per la cancellazione del debito dei paesi poveri
AUTORE:
Francesco Pierli