Scrivo alla vigilia della prima seduta per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, e potrebbe darsi che, quando leggerete, l’elezione sia già conclusa. Ma ci credo poco. Ci vorrà, penso, un po’ di più. Non mi pare che il Parlamento in seduta comune sia capace di fare il bis del Conclave che ha stupito il mondo con un’elezione tanto veloce quanto concorde e felice. Come dovrebbe essere il Presidente ideale? Dovrebbe essere, innanzi tutto, una persona (uomo o donna) inattaccabile sul piano morale, nella vita privata come in quella pubblica. Importante, ma non basta. Dovrebbe anche essere un uomo (o donna) di alto livello intellettuale e culturale, quindi rispettabile, anzi autorevole. In effetti, il primo compito che gli attribuisce la Costituzione è quello di rappresentare l’unità nazionale; incarnare un simbolo, dunque; e solo una persona di alto profilo può farlo. Ma ancora non basta. Deve essere il garante della correttezza del gioco politico, un po’ come l’arbitro sul campo di calcio; si sa che la partita la fanno i giocatori, ma un arbitraggio sbagliato può rovinarla. E un buon arbitro deve essere imparziale ma anche conoscere le regole e pure i trucchi, avere occhio acuto e riflessi pronti, perché il fallo o lo fischi subito o non lo fischi più. Ma non basta ancora. Sul campo di calcio l’arbitro non può andare al di là dell’arbitraggio, non può decidere di cambiare lo schema del gioco o sostituire qualche calciatore. Nemmeno il Presidente può farlo, se tutto funziona a dovere; ma se il sistema politico s’inceppa e deve essere sbloccato, farlo tocca al Capo dello Stato. Ed
è quello che Napolitano ha fatto, o almeno ci ha provato, più volte. Adesso la crisi politica è ancora più grave, e coincide (sinistra coincidenza) con il momento più difficile della storia d’Italia dal 1945. Il nuovo Presidente dovrà pilotare la nave fra gli scogli, e dunque dovrà essere, oltre tutto il resto, un politico abilissimo (oltre che onesto, eccetera). Lo troveranno? Dovrebbero invocare lo Spirito santo.