Una delegazione di Vescovi europei, martedì mattina, era in autobus da Bruxelles verso Verdun per rendere omaggio alle vittime dei campi di battaglia della Prima guerra mondiale. A guidare la delegazione, il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Ue (Comece), e il card. Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo e delegato del Ccee.
La battaglia di Verdun fu una delle più sanguinose di tutto il fronte occidentale della Grande guerra. Ebbe inizio il 21 febbraio 1916 e terminò, dopo varie fasi, a dicembre, vedendo contrapposti gli eserciti tedesco e francese. Si conta che persero la vita più di 300 mila soldati.
I Vescovi hanno raggiunto l’ossario di Douaumont dove riposano i resti non identificati di circa 130 mila soldati dei fronti contrapposti. Qui hanno partecipato a cerimonie di commemorazione con lettura di poesie e preghiere recitate in cinque lingue, a una marcia silenziosa e a una celebrazione dei vespri nella cattedrale di Verdun, presieduta dal vescovo della città, mons. Jean-Paul Gushing.
Il pellegrinaggio è terminato con la presentazione di un Messaggio finale. “Prendiamo la parola – scrivono i Vescovi – per tutte le vittime della guerra e dei conflitti armati, militari e civili e preghiamo per la pace nel mondo”.
Esprimono quindi la loro gratitudine per il progetto europeo, per l’operato dei padri fondatori dell’Ue, per quanti hanno contribuito alla pace e “all’intesa tra nazioni, che hanno fatto spesso ricorso ai conflitti armati nel passato, e ancora oggi vi fanno ricorso per risolvere le controversie”.
Nel Messaggio, i Vescovi europei fanno anche mea culpa: “Ricordiamo umilmente come anche uomini delle Chiese hanno ceduto ai fuochi del conflitto e alla passione nazionalista: si tratta di un ricordo che ci riempie di rammarico e di vergogna…
Il nostro pellegrinaggio a Verdun ci rende, come vescovi, più risoluti nel nostro impegno per aiutare l’Europa a ritrovare le radici della sua identità, apprezzare i valori – molti dei quali sono profondamente cristiani – che la costituiscono in quanto comunità, e promuovere un futuro in cui prevalgano la pace e la giustizia per tutti i cittadini europei e del mondo”.
“La radice della guerra – commenta padre Patrick H. Daly, segretario generale della Comece – è là dove non si sono trovati altri modi per risolvere un conflitto, dove non c’è né il coraggio né il desiderio profondo di riconciliazione per trovare vie per risolvere i problemi. La pace è al centro del progetto europeo” ma richiede “la costruzione di strutture politiche ed economiche che garantiscano il processo di pace”.