Un viaggio della speranza verso le coste siciliane e calabresi è finito in tragedia nella notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre. Nel momento in cui scriviamo, i morti accertati sono 18. Dal 1988 ad oggi le vittime della frontiera sono state 11.098, secondo i dati forniti da Fortress Europe, rassegna stampa che mensilmente fa memoria di questa realtà. Una richiesta di intervento da parte di tutti i Paesi europei è arrivato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Onore alle vittime. Per padre Bruno Mioli, consulente della fondazione Cei Migrantes, se le vittime e gli immigrati arrivati in queste ore sulle nostre coste fossero effettivamente palestinesi, come si dice, ‘sarebbe la dimostrazione del dramma nel dramma che stanno vivendo queste popolazioni. Per soldati che cadono sul fronte in Iraq o in Afghanistan o in altre parti del mondo nelle missioni di pace – aggiunge – si indice il lutto nazionale; per queste vittime del mare nostrum, sarebbe il caso di proclamare un lutto europeo’. Padre Mioli propone anche che nelle comunità cristiane in questa settimana, in cui vengono ricordati i defunti, ci siano dei ‘momenti di riflessione, di preghiera e di ricordo per queste vittime’. Fermezza e serenità. ‘Fino a quando viviamo una situazione di sperequazione economica, il nord del Mediterraneo ‘ aggiunge Franco Pittau, responsabile scientifico del Dossier immigrazione Caritas Migrantes – sarà sempre un polo di attrazione’. Per Pittau, a ‘complicare la situazione sono i trafficanti di manodopera, interessati ai soldi piuttosto che alla vita delle persone: da una parte, incentivano i flussi, dall’altra, per non avere problemi, li scaricano in mare, con conseguenze che possono portare alla morte’. Pittau chiede quindi ‘serenità, fermezza e solidarietà’, convinto che ‘le sole politiche del pugno duro non hanno mai portato a soluzioni efficaci’. Per questo la solidarietà ‘deve essere al centro delle nostre politiche, come è avvenuto con i rimpatri assistiti e come si è sperimentato, seppure raramente, con il sostegno economico nei Paesi di partenza’. ‘Unendo tutte queste forze ‘ conclude ‘ esiste la speranza di promuovere una passione vera verso gli uomini che arrivano sulle nostre coste, fuggendo dalla povertà e dalla disperazione’. Agevolare le vie regolari. Per Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio immigrazione della Caritas italiana, è ‘inconcepibile dover assistere costantemente a drammi di persone che perdono tutto, in questo caso la vita. Tutto questo dev’essere contrastato. Bisogna trovare urgentemente delle soluzioni, per evitare che possano accadere ancora drammi di questa natura. Secondo noi – aggiunge -, è necessario agevolare vie regolari per l’ingresso nei nostri Paesi, se non vogliamo pagare il prezzo di così tante vite umane’. I calabresi ricordano. ‘L’opinione pubblica calabrese ‘ dice mons. Antonino Denisi, direttore regionale di Migrantes – è rimasta scioccata di fronte alla tragedia delle vittime dell’egoismo umano che queste vicende denunciano’. Per mons. Denisi, gli italiani ‘non possono dimenticare che qualche secolo fa fatti del genere sono accaduti ai loro figli durante le trasmigrazioni verso le terre della speranza, con viaggi per mare che avevano tristemente condizioni non molte diverse da queste’. Denisi, alla prossima riunione della Consulta regionale delle migrazioni della Conferenza episcopale calabra, proporrà un ordine del giorno in cui si chiede la commemorazione delle vittime di queste tragedia, ma anche una richiesta ad un ‘cambiamento delle normative vigenti’ e ‘una presa di coscienza dei nostri governanti perché non possiamo assistere, senza reagire energicamente, sul piano politico oltre che su quello dell’accoglienza’. In queste occasioni ‘ conclude mons. Denisi ‘ le popolazioni calabresi ‘si sono mobilitate come sempre, manifestando solidarietà e una risposta cristiana e fraterna verso queste persone alle quali è dovuta una giusta considerazione’.
I troppi drammi del mare
Cronaca. Ancora morti, affondati con le carrette dei 'viaggi della speranza'
AUTORE:
Raffaele Iaria