Fra le tradizioni popolari che meglio tengono al tempo in Valnerina c’è sicuramente la notte dei fuochi, il 9 dicembre. A Norcia, dove si fa una gara tra le guaite a chi costruisce il faone più voluminoso e ricco, a Cascia, a Roccaporena, a Monteleone e in altri centri si è ripetuto lo stesso rituale: il giorno 8 squadre di volontari si son date da fare per riportare legna, “frasche” e fasci di ginestre; si è poi costruito pazientemente e con arte intorno ad un palo centrale il faone e il 9 sera, a partire dalle 21, c’è stata l’accensione.Il fuoco rappresenta prima di tutto un fatto di aggregazione. L’inverno è lungo e freddo in Valnerina e il suono serale dell’Ave Maria segna spesso il momento del rinchiudersi in casa. Per “stanare” le persone dal caldo delle proprie case ci vuole un qualcosa di forte e coinvolgente e questo è rappresentato dal fuoco della venuta. Questo radicamento ha radici molto remote e si perde nella notte dei tempi. Certamente il fuoco ha rappresentato per l’umanità un’ “invenzione” fondamentale e gli uomini lungo i secoli hanno “onorato” il fuoco di una particolare venerazione. Successivamente la Chiesa ha ‘ribattezzato’ un culto pagano, rivestendolo di un abito nuovo, quello della tradizione cristiana. Ecco così i fuochi della venuta, che rincuorano gratuitamente il povero senza protezioni e senza casa e che si fanno luce per eccezionali “viandanti”, gli angeli, che stanno trasportando la sacra “casa” di Nazaret a Loreto. Questo legame con la Madonna risulta molto profondo e radicato nel popolo valnerinese. Accanto ai fuochi si accendono lumini sulle finestre, si lasciano bottiglie d’acqua all’esterno per ricevere la benedizione della Vergine, ma soprattutto si fa festa insieme. Il fuoco diventa l’occasione per degustare panini con salsicce, con prosciutto, bruschette e dolci di ogni specie, accompagnati dal vino novello. Unico inconveniente è l’eccessivo uso di spari, che molestano coloro che vogliono gustare in tutta tranquillità le bontà che la serata offre. A mezzanotte le campane di tutte le chiese si distendono in suoni armoniosi per annunciare il passaggio degli angeli con la preziosa “reliquia”. Anche quest’anno ho avuto il piacere di partecipare ad un fuoco di campagna. Tutte le famiglie dei casolari vicini si sono date appuntamento dai Carletti. Frotte di bambini, allegri e scoppiettanti, hanno fatto corona alla catasta di legna, avvolta immediatamente dalle fiamme e risplendente di migliaia e migliaia di scintille che si innalzavano verso il cielo. Per noi adulti è stato un momento bello per degustare dell’ottimo prosciutto stagionato, delle ottime salsicce cotte sulla brace e degli ottimi dolcetti preparati dalle solerti donne. Un’occasione davvero unica per stare in allegria, in pace e soprattutto per sviluppare un proficuo dialogo tra le persone. E di questi tempi non è davvero poco!
I tradizionali “faoni” illuminano le fredde notti della Valnerina
Il fuoco diventa occasione per far incontrare le persone della vallata
AUTORE:
Gianfranco Flamini