La soglia di casa diventa una dogana per tutti.
Tranne per chi una casa non ce l’ha.
Nei giorni in cui l’invito a restare a casa è giustamente martellante, i “confini” di cui dovremmo occuparci in questa rubrica sono esattamente quello domestico. La soglia di casa diventa una dogana per tutti. Tranne per chi una casa non ce l’ha. Perché, forse ce ne siamo dimenticati, ma c’è una categoria che in Italia conta più di 50.000 persone, che definiamo “senza fissa dimora”, “homeless” o “senzatetto”.
In questi giorni circolano fotografie che ritraggono solerti poliziotti che fermano queste persone per sanzionarle o per ingiungere loro di raggiungere le proprie abitazioni. Nel frattempo, alcuni dormitori e alcune mense dei diversi servizi cittadini hanno ridimensionato la propria disponibilità per attenersi all’ordinanza vigente, che prevede una distanza di sicurezza sanitaria. Molti cittadini che abitualmente si avvicinavano a queste persone per aiutarle, adesso si sono diradate perché devono restare in casa o perché temono il contagio.
I senzatetto rappresentano una delle categorie più esposte all’epidemia e oggi vivono un disagio ancora più grave.
Di qui l’invito, soprattutto nelle grandi città, a mettere a disposizione anche alloggi temporanei e forme di assistenza che attenuino il rischio. Alcune Caritas lo stanno già facendo, ma forse è il caso che lo facciamo tutti. Non si viene fuori dalla pandemia con il “si salvi chi può” ma con una solidarietà ancora più forte di prima.
Don Tonio Dell’Olio