I poveri come auspicio

La Chiesa interpella i giovani: li interpella prima con quello che è e poi con quello che fa. La Chiesa di oggi intende essere in sé e presentarsi al mondo come un prisma a tre facce: annuncio, celebrazione, testimonianza della carità. Sacramento, parola, poveri. Tale vuol essere la parrocchia: un ‘prisma a tre facce’. Immagine icastica, perché dice bene la doverosa compresenza di tre istanze paritarie (diversamente paritarie), che tutt’e tre ‘fanno’ la Chiesa. Immagine impegnativa, perché un prisma a tre facce non è nemmeno pensabile quando anche una sola faccia viene meno. In questo momento storico c’è una faccia di quel prisma che si sta assottigliando, fino a rischiare l’inconsistenza? Deve chiederselo ognuno di noi che con il battesimo abbiamo accettato la gioia e la responsabilità di realizzarci, come persone, nella costruzione del Regno di Dio e della Chiesa. E deve rispondere secondo i dati della propria coscienza, secondo il tipo di sensibilità che gli è cresciuta dentro in questo suo diuturno lavorare al Regno e alla Chiesa. A me sembra che oggi la faccia che maggiormente rischia di assottigliarsi sia la testimonianza di carità. E non solo perché nella testa di tanti bravi cristiani la carità operosa sul piano della qualità non è costitutiva dell/essere chiesa, ma – semmai – una #$bella riprova#$ della bontà della proposta che essa avanza all’uomo. Non solo perché nella concretezza della vita parrocchiale la testimonianza della carità sul piano – per così dire ‘ ‘quantitativo’ si riduce abbastanza spesso a raccolta di fondi.La testimonianza della carità a me sembra carente soprattutto sul piano della fisicità. In parrocchia il Sacramento è fisicamente individuabile nell’assemblea che lo celebra e nel tabernacolo che lo custodisce, segnalato dalla fiamma perenne. E la Parola risuona fisicamente, potenziata dagli altoparlanti, articolata dai sussidi didattici. I poveri invece quasi sempre in parrocchia sono solo’ un auspicio. Non una presenza, ma uno sfondo. Impegnano in fotocopia. Come dei fini, come degli obiettivi, delle frecce direzionali. Non come presenze.