I “piaceri” professionali di un arbitro Csi

arbitri-e-giocatori-prima-della-partita-sport-calcio-csiArbitri: stage di aggiornamento

È fissato per il 13 e 14 settembre presso l’hotel “Fonte angelica” a Bagni di Nocera Umbra lo stage di aggiornamento per gli arbitri di pallavolo, calcio e pallacanestro. Una sessantina circa gli arbitri previsti, in rappresentanza di tutti Comitati Csi della nostra regione. Il programma prevede lezioni dirette e laboratori sulla psicologia dell’arbitraggio, come prepararsi al pre-gara, alla gara e al fine-gara. La domenica si lavorerà sulle singole discipline visionando le variazione del regolamento per dare il meglio di sé durante tutto l’anno sportivo che va ad iniziare. È fissato per sabato 13 settembre l’inizio del primo corso per arbitri del comitato Csi di Terni, mentre il 15 sarà la volta dei corsi del comitato Csi di Perugia. Ci si può iscrivere anche nei comitati Csi di Foligno e Gubbio. Per informazioni rivolgersi al Comitato più vicino; oppure, se si desidera sapere quale sia il Comitato geograficamente più vicino, inviare una mail per richiesta informazioni a csi.umbria@libero.it.

A chi non fa l’arbitro può sembrare strano parlare di piacere nello svolgimento di un’attività che, nell’immaginario collettivo, è considerata un’occasione privilegiata per ricevere critiche, attacchi, ironie, quando non insulti o aggressioni fisiche. Eppure chi si pone in un atteggiamento critico e ironico dovrebbe pur domandarsi come mai ci siano migliaia di persone che si dedicano al servizio arbitrale in maniera convinta e – caso non infrequente – entusiasta. Sono invece molti i motivi di piacere e di soddisfazione. Per semplificare si possono ricondurre a cinque le fonti del piacere di arbitrare: quelli delle regole, della relazione, di conoscere e crescere se stessi, del “potere”, e del servizio gratuito. Su ognuno di questi piaceri si può scrivere un libro. Da oggi cercheremo di ampliarne e parlare di questi piaceri trattandoli uno alla volta. Piacere delle regole: l’arbitro è testimone e garante delle regole del gioco. Testimone in quanto è (o dovrebbe essere) il conoscitore più esperto delle regole, non solo del testo del regolamento, ma soprattutto del significato, del valore e della finalità educativa delle regole. L’arbitro non è colui che “fa rispettare” le regole, perché queste vengono nella maggior parte dei casi rispettate automaticamente dei giocatori: si limita – o si dovrebbe limitare – a intervenire quando è necessario ricondurre il gioco all’interno delle regole che lo governano.

Il piacere che si trae da questa funzione di testimone e garante delle regole discende dalla convinzione che senza regole non c’è ordine e più in generale non è possibile né la gioia, ne il divertimento, né l’incontro con l’altro. Ampliando ancora di più, senza regole non esiste la vita. In questo senso si potrebbe rileggere la creazione del mondo come l’intervento di Dio che “fissa le regole” della vita: dapprima traccia la linea delimitante il campo (“separò la luce dalle tenebre”), poi, stabilendo i tempi di gioco (“Vi siano luci per distinguere il giorno – tempo di gioco della vita – dalla notte – tempo di riposo), e così via. Ecco allora che l’arbitro interpreta il ruolo di semplice testimone e garante delle regole, attento a lasciare che il gioco (la Vita) si svolga serenamente, coerentemente e armoniosamente. Il “piacere” sta nel permettere ai giocatori di essere felici, di divertirsi, che sperimentino il piacere di un’attività gratuita, imparino a conoscersi e a stabilire relazioni e crescere insieme vivendo appieno “la vita” durante la gara.

ARBITRI CSI. Quali sono le regole d’oro per educare prima e durante la gara

L’arbitro Csi ha il compito di educare, e solamente un arbitro preparato riesce a educare e quindi a far giocare meglio. L’azione educativa avviene se in campo si riescono a prevenire certi comportamenti, piuttosto che reprimerli. Alla base c’è la comunicazione, verbale e non verbale, che, usata correttamente e nei giusti tempi, produce l’effetto di avvicinare l’atleta, e crea una relazione. Al contrario, senza la giusta comunicazione le relazione non sono possibili. Ad esempio, le decisioni prese dall’arbitro in una gara vanno spiegate usando poche ma efficaci parole. Un regola d’oro è quella che prevede che l’arbitro, prima di “punire”, ricordi agli atleti le regole e la possibilità di essere ammoniti ed espulsi. Sotto il profilo dei messaggi educativi che l’arbitro deve inviare durante lo svolgimento della gara, vi è quello di far comprendere ai giocatori che un aspetto fondamentale dell’arbitraggio è scoprire l’inganno e la simulazione – che oggi dilagano in tutti i campi di qualsiasi categoria. Sbagliare è molto facile, ma saper ammettere di avere sbagliato è, al contrario, molto difficile. L’umiltà è un valore che innalza la dignità di ciascuno di noi: questo deve essere ben compreso, soprattutto nello sport. Lo sport deve educare al sano agonismo, e ciò è possibile solo se l’arbitro è capace di portare la competizione da un livello diretto a un fatto indiretto: ossia, la competizione “diretta” persegue lo scopo della vittoria e dell’eliminazione dell’altro, mentre quella “indiretta” tende sì al risultato ma senza farne il valore decisivo.

AUTORE: Carlo Moretti presidente regionale Csi