Ritorna il Natale, e ritornano anche i presepi, accompagnati da discussioni e polemiche che investono i Paesi di antica origine culturale cristiana ed oggi in via di radicale secolarizzazione. Il quotidiano Avvenire, ha titolato un ampio servizio di un’intera pagina: ‘Natale: un estraneo in Europa?’. Sia pure con il punto interrogativo sono riportate le proibizioni di manifestare in pubblico segni religiosi e quindi i segni del Natale, per non offendere le altre fedi. Una delle nazioni maggiormente colpite da questa sindrome secolaristica è la Gran Bretagna, ma segnali si avvertono ovunque anche nella nostra Umbria, in alcune scuole dove imperano ‘illuminati’ dirigenti scolastici. È già successo che sia stato impedito il presepio in classe.Per noi questo fatto, o meglio, questa che ancora è una tendenza, ci interpella in modo particolare, perché, come tutti sanno, il presepio l’ha ‘inventato’ san Francesco. Ne ha scritto alcuni anni fa su questo giornale a firma di Maria Rita Valli, traendo notizie dalle Fonti francescane, ma non sarà male ricordare come avvenne e come fu vissuto questo primo presepio dal suo ispiratore. Nel Natale del 1223, tre anni prima della sua morte, Francesco realizzò il desiderio di celebrare la nascita di Gesù ricreando l’ambiente che accolse il suo primo vagito. Scrive Tommaso da Celano, primo biografo del Santo nella Vita prima, che Francesco voleva ‘rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello’. Il suo ‘fedele e pio amico’ Giovanni incaricato della preparazione ‘andò sollecito ad approntare nel luogo designato (Greccio) tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal santo’. La cosa strana è che, nel descrivere la scena della celebrazione della messa di Natale, nel racconto delle fonti non si parla di nessun bambino: ‘Arriva alla fine Francesco, vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello’. E il bambino? Forse lo metteranno dopo? Il sacerdote celebra l’eucarestia ‘sul presepio’, per il quale Francesco aveva chiesto l’autorizzazione direttamente al Papa. Francesco, che era diacono, proclamò il Vangelo e fece l’omelia. ‘Poi parla al popolo – continua il Celano – e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme … Uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembrava che un bambino giacesse privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicinasse e lo destasse da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, poiché il fanciullo Gesù, che era stato dimenticato nel cuore di molti, per grazia di lui veniva risuscitato attraverso il servo suo, san Francesco’. ‘Terminata quella veglia solenne – conclude il Celano – ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia’. Più essenziale è il racconto contenuto nella Leggenda maggiore, e chiara è l’assenza del bambino dalla scena. Se ne parla solo in riferimento alla visione di Giovanni. Francesco ‘fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fece condurre sul luogo un bove e un asino… L’uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia… Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco… canta il santo Vangelo, predica al popolo e parla della nascita del re povero e, nel nominarlo, lo chiama, per tenerezza d’amore, il ‘bimbo di Betlemme’. Un cavaliere virtuoso e sincero … affermò di aver veduto, dentro la mangiatoia, un bellissimo fanciullino addormentato, che il beato Francesco, stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno’. Dunque anche qui non si parla di bambino adagiato sulla greppia. Da ciò si deve trarre la conclusione che il presepio è nato in un contesto di fede vissuta e partecipata e non come un sacra rappresentazione. Tale è diventato e si è inserito nella tradizione anche artistisica, oltre che popolare, che ha travalicato il segno originario per dimensionarsi sulla celebrazione dell’umanità nel momento della trasmissione della vita, all’interno di una comunità familiare allargata e segnata da autentica e radicale umanità. Chi può offendere un presepio? Solo chi ha violentato il proprio sguardo inforcando gli occhiali del pregiudizio.