In questi giorni di vacanze, che anche il Papa si concede a Bressanone, una cittadina italiana in cui si parla tedesco, in molte parrocchie si avverte un certo dinamismo. Il motivo sono, sì, le vacanze, ma nel senso che hanno a che fare con l’organizzazione di campi estivi per ragazzi e giovani, che si ritrovano in posti di villeggiatura, prevalentemente in montagna, da sempre scelta e preferita dai cattolici. Ha destato in me una vera sorpresa leggere che la diocesi di Milano ha organizzato campi estivi per più di 50 mila (cinquantamila) giovani. Questa cifra mi è sembrata enorme, allora ho telefonato a don Marcello Cruciani, che si trova con i suoi ragazzi a Prato Nevoso (Cn), per sapere da lui, responsabile della Pastorale giovanile regionale, reduce da Sydney, il numero dei giovani coinvolti nei campi scuola estivi. Ho saputo che il numero è notevole, distribuito in varie località. Dalla sua diocesi (Orvieto – Todi) partecipano circa 400 giovani, da Foligno sono più di 1.000 e così dalla altre diocesi e, senza fare calcoli precisi, si arriva ad oltre 5 mila giovani guidati dai loro assistenti e educatori, tutti volontari. Nella tradizione della Chiesa, con i suoi oratori, i campi di calcio, le società sportive e teatrali, le sale della comunità, ci troviamo di fronte ad una rete di ‘intercettazione’ delle domande giovanili che costituisce una ricchezza e un’opportunità per l’intera società. Questo fatto ci induce a riflettere sulla profonda ‘compromissione’ della Chiesa nelle problematiche vive della società, nelle urgenze ed esigenze elementari e profonde. Quella della formazione dei giovani è molto sentita e, anche se la risposta è difficile e spesso insufficiente, data l”emergenza educativa’, è ugualmente utile per tutti, tanto da non poter distinguere, in questo caso, tra comunità ecclesiale e comunità civile. L’aspetto di gratuità e volontariato, inoltre, mostra che la Chiesa non è un peso per la società, come vorrebbe far credere Curzio Maltese, ma una ricchezza ed un’energia spirituale e morale che si risolve anche in una risorsa economica e sociale. Ha fatto bene perciò Avvenire, che domenica scorsa ha distribuito come supplemento al giornale un agile volumetto: La vera questua. Analisi critica di un’inchiesta giornalistica, di Umberto Folena, in risposta all’inchiesta di Maltese pubblicata su Repubblica, poi raccolta in un libro La questua, in cui l’autore ha descritto gli affari economici che la Chiesa farebbe a danno dello Stato e dei cittadini. Folena confuta le accuse e mette in chiaro come stiano veramente le cose. È bene che si conosca la verità anche su tali argomenti, riconoscendo, se vi sono, gli sbagli che possono essere stati commessi, come ha fatto più volte il Papa. Ma la risposta più convincente alle accuse degli anticlericali, che non perdono occasione per aggredire verbalmente anche un semplice parroco, come sta succedendo questi giorni in Umbria, è quella che raccontiamo in questo settimanale, mettendo in rilievo i molti servizi che la Chiesa in Italia svolge a favore dell’Italia. Le famiglie e i gruppi sociali dovrebbero seguire e sostenere le sue iniziative ed attivarsi per la crescita dei beni comuni, non aspettando tutto solo e sempre dalla politica. Grazie a Dio, la politica non è il tutto della comunità umana.
I giovani, la Chiesa e la vera questua
AUTORE:
Elio Bromuri