Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il cardinale Gualtiero Bassetti, in occasione dei funerali di mons. Elio Bromuri tenutisi nella cattedrale di san Lorenzo il 18 agosto.
“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato; nudo e mi avete vestito; malato e mi avete visitato; carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36).
Don Elio, durante la notte che per lui ha preceduto l’alba dell’incontro con il Signore, ripeteva con un filo di voce e tra sofferenze che si facevano sempre più acute: “Ho avuto fame, ho avuto sete…”.
Sono le parole che, nell’ultimo giudizio, ciascuno di noi udrà direttamente dalla bocca di Dio, creatore e giudice di tutta l’umanità. Stupenda sintesi di una vita donata con generosità.
Di fronte a tali parole – assolutamente prive di moralismo – la coscienza di ogni uomo potrà trovare solo una delle due possibili risposte: “l’ho fatto” o “non l’ho fatto”. Non ci saranno vie di mezzo né giustificazioni. E nessuno potrà dire: “non lo sapevo”. Quante volte don Elio avrà meditato in cuor suo questo brano del Vangelo; quante volte, scendendo a piedi dalla piazza grande fino a Sant’Ercolano, la “sua” chiesa, gli sarà capitato di leggere questa sentenza incisa sugli architravi delle finestre del Palazzo di giustizia, un tempo Ospedale della Misericordia: e tante volte ne ha scritto, per mettere in guardia sul fatto che al cospetto di Dio null’altro avrà valore se non l’amore praticato e vissuto.
Cari confratelli Vescovi, cari sacerdoti, cari familiari, illustri autorità civili, siamo riuniti nella Chiesa cattedrale per dare il cristiano commiato a mons. Elio Bromuri, per noi sempre “don Elio”: un uomo, un sacerdote di grande valore, un intellettuale acuto, un vero perugino. Concretamente e fin dai primi passi della vocazione sacerdotale, ha cercato di incarnare l’aspetto oblativo dell’esistenza umana: donarsi con tutto quello che si ha e che si è; mettersi a completa disposizione per servire la Parola e il Popolo di Dio.
Uomo di spiccate qualità, teologo, umanista, docente di storia e filosofia nei licei, fu scelto dai vescovi perugini per seguire da vicino il vasto mondo dell’Università statale, che negli anni ha attirato a Perugia migliaia di giovani da tutta Italia, specie dal Sud. Come responsabile della Cappella universitaria, docente alla Stranieri, e animatore della pastorale d’ambiente, don Elio s’è sentito interpellare dalle esigenze umane, culturali e spirituali di tanti ragazzi, spesso inesperti della complessa realtà urbana e accademica e un po’ spauriti, trovandosi lontano da casa.
Per loro ha procurato un luogo di riferimento e di accoglienza nell’antico palazzo dell’Opera Pia Marianna Paoletti, nel cuore di Perugia. Aiutato dai giovani della FUCI, ha avuto così la possibilità di avvicinare tanti studenti, offrendo loro il calore dell’amicizia, la consolazione della stima e l’abitudine al ragionamento, all’uso non mistificato della ragione, grazie al quale il dialogo può avvenire con chiunque, da qualsiasi punto di vista si parta. Mettere tutti intorno ad un tavolo per trattare di questioni teologiche, sociali e politiche era per don Elio un servizio per far vivere ai giovani, ma anche a tanti adulti, esperienze utili alla crescita umana, solo grazie alla quale è possibile anche una sana crescita spirituale.
Operando in questo mondo dell’accoglienza, don Elio, con l’équipe che intanto gli è cresciuta accanto, scopre l’esistenza dello “straniero”, che professa fedi religiose “altre”, per non parlare delle ideologie disparate e non di rado in contrasto reciproco, con relative strumentalizzazioni. Siamo negli anni Settanta, e Perugia, con le sue due Università, è un crogiuolo di presenze da tutto il mondo. Esse interpellano l’intelligenza e la fede di un uomo e sacerdote della tempra di don Elio, che al servizio dell’Altro ha ormai posto la sua vita…
Nasce così, con questo spirito dialogico, l’esperienza del Centro Ecumenico Universitario San Martino in via del Verzaro, la cui attività prosegue ancora, senza soste, da più di cinquanta anni. Le aperture del Concilio Vaticano II al mondo contemporaneo trovano nella mente fervida di don Elio una profonda attenzione. La Chiesa sta spalancando le braccia sul mondo intero, come non era mai avvenuto. Inizia un’avventura affascinante che trova a Perugia un laboratorio di iniziative culturali e religiose, forse unico in Italia.
La carità, in forma di servizio all’unità della Chiesa e del genere umano, è stata la missione pastorale di don Elio: se n’è giovata la città e la diocesi perugina, ma anche l’intera regione. Per incarico dei vescovi dell’Umbria, mons. Bromuri ha diretto con raro equilibrio, per quasi trent’anni, il settimanale La Voce, organo informativo delle diocesi umbre, di contenuto non solo religioso.
I suoi articoli “di fondo” sono stati per decenni, fino all’ultimo, una lucida lettura della complessità del mondo in cui viviamo, e tali rimangono, attualissimi anche se letti a posteriori. Ha sempre espresso e spesso difeso il pensiero della Chiesa, senza mai cadere nel facile conformismo, senza toni catechetici né enfasi né apologie, ma “in forza della stessa verità”, che sotto la sua penna appare limpidissima. Non c’è argomento, anche quelli più “scottanti”, che non l’abbia visto intervenire, senza timori o imbarazzi.
Parafrasando una frase di Paolo VI circa la Chiesa, possiamo dire che anche il nostro don Elio è stato un “esperto in umanità”, non solo per le tantissime persone che nel corso della sua vita si sono avvicinate a lui e tramite lui a Cristo, ma, soprattutto, per aver saputo cogliere in profondità i drammi, le incertezze, le euforie di un’umanità che ha trovato troppo spesso nel mito del progresso sociale l’alibi per una vita dissipata e incurante dei valori della tradizione cristiana, ossia umana.
Tutto questo egli ha vissuto, annotato e giudicato, sempre nell’ottica della misericordia, alla cui luce anche un mondo disperso e dilaniato troverà la sua trasfigurazione. La profezia della grande famiglia umana riconciliata è l’orizzonte spirituale verso il quale don Elio ha sempre fissato il suo sguardo. E, anche se non ha potuto vederne in terra la piena realizzazione, ha posto però “in mezzo a noi” le basi perché questo grande disegno salvifico possa realizzarsi davvero, nei tempi che solo Dio conosce.
L’umanità rinnovata, l’avvento della civiltà dell’amore, sono grandi scenari che il Concilio e i grandi pontificati che si sono succeduti in questi decenni ci hanno fatto pregustare, e il caro don Elio sembra averli contemplati con singolare precognizione. Il suo impegno nelle attività ecumeniche e nel dialogo con tutti gli uomini di buona volontà non è fine a se stesso, ma ha un senso proprio in vista di questo fine ultimo della storia, che troverà in Cristo Signore la parola decisiva e conclusiva.
Allora, “quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato, assetato? Quando ti abbiamo visto forestiero, o nudo? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 31-40).
È in questa umile e sublime responsabilità di custodire il genere umano e di favorirne una degna esistenza che sta il segreto della vita eterna. Chi ha vissuto per servire e ha offerto giorno per giorno la sua vita perché gli altri ne avessero in abbondanza, costui ha scorto nell’ultimo dei fratelli il volto luminoso del Signore Gesù, e la bellezza di questo volto è la sua ricompensa per sempre.
Carissimo fratello Elio, riposa nella pace di Cristo. Noi ti pensiamo nella gioia per sempre, e nella luce che svela ogni mistero al cuore sapiente, buono e fedele che ha posto in ciò ogni suo bene. Prega ancora per noi, per la tua città di Perugia, per la nostra Chiesa perusino-pievese, che hai servito nei tuoi 62 anni di sacerdozio, che tanto hai amato e sostenuto e che oggi è presente in misura così folta! Prega per ognuna di queste persone che oggi danno silenziosa e appassionata testimonianza di te, della tua fede, della tua speranza, della tua carità.