È stato un vero evento di comunione. Oltre cento persone, tra laici, direttori degli uffici missionari diocesani, religiosi, collaboratori parrocchiali, animatori e gruppi missionari espressione delle diverse realtà delle diocesi umbre si sono ritrovate il 12 e 13 ottobre al Centro di spiritualità Barbara Micarelli di Santa Maria degli Angeli per il convegno regionale “Il cuore missionario dell’Umbria”. C’era il forte desiderio di far capire cosa significa essere cristiani missionari portavoci di una Chiesa regionale.
A testimoniare la ricchezza della realtà umbra sono stati scelti dei giovani e delle famiglie che a nome delle loro comunità locali sono andati in terra straniera, per annunciare l’amore di Dio e per farsi prossimo agli altri. Una ricchezza della quale anche il vescovo di Città di Castello mons. Domenico Cancian, delegato Ceu per la Commissione regionale per l’evangelizzazione e la cooperazione missionaria tra le Chiese, tra i presenti al tavolo dei relatori, è rimasto piacevolmente colpito. Quattro le testimonianze ed ognuna è stata espressione di un aspetto della missione, sottolineando sì quanto è stato fatto nel corso degli anni nei cinque continenti, ma soprattutto la bellezza di vivere la fede e saperla testimoniare agli altri. Non per raccontare gesti eclatanti, ma anche le difficoltà incontrate.
Matteo e Assunta Bartolini, con al seguito i loro bambini, da tre anni sono missionari itineranti della Comunità Neocatecumenale di Perugia in Romania, al confine con l’Ungheria. Hanno raccontato le difficoltà iniziali ad entrare in contatto con la parrocchia, di lingua ungherese, l’esperienza dei figli in una scuola cattolica. Sono lì, chiamati dalla diocesi, come testimonianza.
Con il gruppo degli Amici del Malawi Lucia Caponeri si è recata piu volte nella regione africana dove come giovane ostetrica ha girato in lungo e in largo nel territorio della missione fondata dalla diocesi perugina, a bordo di un’ambulanza. Diretta testimone di quali e quanti sono i bisogni di questa gente dalla quale “ho ricevuto molto di più di quanto ho dato” ha sottolineato.
Diego Bellotti da 12 anni è in missione a Chacas, in Perù, con l’Operazione Mato grosso, insieme alla sua famiglia. Lì, tra le montagne, “c’è tanto bisogno di noi – sottolinea – c’è la scuola per i bambini, quella dei mestieri, si dà una mano a costruire le case, ad aggiustare un tetto. La gente conta su di noi, conta su di me, non posso abbandonarli!”.
Alessio Allegrucci fa parte dei RaMi (ragazzi missionari): lui e la sua ragazza sono stati due mesi e mezzo in Amazzonia dove ormai da anni operano i Cappuccini di Assisi. In tutto quattro voci apparentemente isolate, ma rappresentanti una realta missionaria regionale molto piu ricca e piena di frutti che è stata raccolta in un Dvd che è stato proiettato nel corso della prima giornata del convegno. Immagini che hanno raccontato, anche se non in modo completo, le esperienze delle diocesi umbre e l’opera dei diversi ordini religiosi, soprattutto dei francescani, nel mondo.
Il convegno è stato anche occasione di formazione e riflessione. Nell’intervento di Luca Moscatelli, teologo e biblista, responsabile del centro studi di Missio, organo della Cei, ha focalizzato il suo intervento sul senso della Misericordia, che è il cuore della vita cristiana, della fede e della missione. Dio è misericordia – ha detto – è un Dio che si fida di noi, che ci vuole bene, anche con i nostri peccati. Essere missionari significa dare la buona notizia che Gesù ci ama tutti allo stesso modo e dove c’è un seme d’amore va coltivato.
Don Alberto Brignoli, dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese (Cei) ha fatto un quadro della nuova organizzazione della pastorale missionaria e dei centri missionari.
Nella giornata di domenica padre Luca Galimberti rettore della casa generalizia del Pime (Roma) si è soffermato sui concetti di “Fede e carità fonte di missione”. “Bisogna ricordare – ha detto – quando parliamo di fede, che si parla di uomini e donne, di volti concreti di persone che hanno fatto scelte, affrontato cambiamenti, corso dei rischi, accettato nuove esperienze per dare risposte ai bisogni dell’umanità”. La carità è un fuoco che anima il cammino e dà sempre calore nell’andare incontro agli altri, ai quali bisogna guardare con benevolenza perché la missione senza la carità può nascondere tentazioni di potere e di dominio – ha detto ancora. Ora la prossima tappa è la Giornata missionaria mondiale del 20 ottobre che si celebrerà in tutte le diocesi.
Dal nostro cuore al mondo intero
“È stato un bell’incontro di esperienze – commenta mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello delegato Ceu per l’Evangelizzazione e la cooperazione missionaria tra le Chiese – per cercare una sorta di ricognizione della dimensione missionaria dell’Umbria e di aiutarci a mettere a punto una ulteriore formazione spirituale. Un convegno per coloro che sono impegnati in questa dimensione che in fondo riguarda anche ogni cristiano. Questa fede riscoperta e riapprofondita deve portare ad un’attività che sia coerente con la fede stessa. Immaginiamo di poter ripensare nell’immediato futuro in termini più dinamici sia ad intra apprendendo la nostra fede e con la provocazione a vivere una fede più evangelica e vivace, sia a mettere in atto un’attività più incisiva a livello missionario, partendo dalle missioni più vicino a noi, dai nostri ambienti, dal nostro cuore, dalle relazioni con le persone con cui veniamo a contato ogni giorno e che non hanno presente il messaggio evangelico. Una missione che parte da noi, da vicino, dal nostro vivere quotidiano e che si proietta nel mondo intero che oggi vive contraddizioni profonde e dove ci sono paesi e situazioni dove il Vangelo di Cristo non è arrivato. Un’evangelizzazione del nostro cuore e della nostra vita che arrivi al mondo intero, fino alle periferie del mondo che ci rimbalzano poi una fede più autentica rispetto al mondo occidentale che spesso tende ad addomesticare il Vangelo”.