Giovedì 21 marzo, partita Valencia-Inter. Da quando me l’ha consigliato l’amico cardiologo, me le vedo tutte, le partite. Quasi tutte. Anche quelle quando, più che ad una partita di calcio, si assiste a indecorosi tornei di tamburello fra miliardari annoiati. Anche quelle che a titolo di decenza minima esigerebbero (la boutade è di Aldo Agroppi) che una buona metà dei calciatori pagasse il biglietto d’ingresso allo stadio. Anche quelle nelle quali vaga ebete Todobien Batistuta che, da quando si è fatto suora, avrà trovato sicuramente la via del cielo, ma ha smarrito la via del goal. Pantofole ai piedi, poltrona reclinabile condecentemente acconciata, una leggera imbottita a protezione del corpo contro gli ultimi friccichi invernali: stasera me la godo proprio, Valencia – Inter. Ugo Fantozzi docet.E invece quella sera Valencia-Inter non è stata trasmessa. Per motivi economici. I ricchi a volte non hanno un’anima. Che fare? Santantonio nel deserto se facea la permanente, Satanasso per dispetto je levava la corrente. Santantonio non s’impiccia, con le mani se l’arriccia. Insomma, voi ce la negate per TV, la partita? E noi ce la sentiamo per radio.Sentire per radio Valencia-Inter è stata un’esperienza inattesa e fortissima. M’ha riportato a quando la TV non c’era e noi piccoli seminaristi la domenica pomeriggio, col regolare permesso del Vicerettore, ci attaccavamo alla radio, per interpretare a vantaggio della squadra del cuore quanto Niccolò Carosio andava raccontando con piglio epico. Più che alla radio eravamo attaccati alla presa della corrente: 125 volts, ma bastava a farti fare scintille. Un’ora e mezzo di elettricità, Valencia-Inter alla radio. Gli Spagnoli attaccavano a ondate, e tu con la fantasia ti sentivi sbalzato da una cresta all’altra di immaginari marosi incalzanti. Toldo parava tutto, e tu lo sentivi zompare da una parete all’altra della tua scatola cranica. Toldo espulso, aaaghh!! Farinos in porta, guarda che occhi smarriti si ritrova!, povera anima. E l’urlo della folla sul sottofondo, continuo, forte, a sovrastare la voce del cronista. Gli ultimi cinque minuti sono durati mezz’ora. Poi tutti in piedi, anche noi vecchietti, con le braccia al cielo, felicemente puerili, puerilmente felici. Un grazie sincero a chi ha impedito la trasmissione della partita in TV. Poi ho pensato: ma guarda un po’ quanti danni ha prodotto la prevaricazione dell’immagine. Cresce il numero delle telecamere e cala il gusto di costruirsela ognuno per sé, dentro di sé, la propria partita. Ma se può rendere insipido uno spettacolo sportivo, immaginarsi quanti danni può fare l’immagine all’impegno di “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”!! Vi sarò più preciso, a breve.