La celebrazione a dimensione regionale della Giornata per la salvaguardia del creato svoltasi a Temi ha detto moltissimo in tema di situazione tragica della ‘salute’ dell’orbe terracqueo, della responsabilità degli abitanti della Terra, segnatamente dei cristiani, per fermare il degrado avanzante, e dei comportamenti conseguenti. Le notizie e gli stimoli acquisiti dalla tavola rotonda non devono andare dispersi; spero che la commissione regionale Ceu per l’ecumenismo e le commissioni diocesane trovino altre, numerose occasioni, e più partecipate, per la riproposizione degli stessi temi. Sì, perché la responsabilità dei cristiani è enorme: la Terra è a rischio di distruzione e/o di dissolvimento per la dissennata opera di sfruttamento infinito di risorse solide, liquide e gassose in atto, con un continuo selvaggio depauperamento dell’ambiente necessario alla sopravvivenza di tutte le specie viventi. Di questo si è parlato. Sotto la presidenza del vescovo Paglia, e dopo la sua introduzione, che ha illustrato la genesi ed il significato della giornata, Carlo Cirotto dell’Università di Perugia ha snocciolato paurose stime dei danni che gli uomini stanno provocando sull’ambiente naturale e sulle specie vegetali ed animali che stanno estinguendosi a ritmi spaventosi. Tutta la storia ‘naturale’ del mondo dalla creazione è stravolta da questo sconsiderato intervento dell’uomo sulla terra, sul sottosuolo, sull’acqua e sull’aria; tutti sanno che queste sono le condizioni imprescindibili per ogni vita. Prima di lui hanno preso la parola l’assessore Nardini, in sostituzione del Sindaco, che ha elencato le azioni educative della scuola tesa ad instillare nei giovani una coscienza ambientalistica ed ecologica ed il prof. Morandini, teologo cattolico, sull’azione creativa di Dio che ha affidato all’uomo la custodia, la difesa ed il retto uso del creato come ‘signoria’ intesa non in termini di dominio assoluto ma di uso temperato delle risorse, soprattutto in vista ed a beneficio delle generazioni future. Ha infine parlato il dott. Giorgio Karalis, direttore della rivista Italia ortodossa, che ha esortato a considerare la creazione come dono e vedere attraverso di essa il volto di Dio creatore. Mons. Paglia ha concluso dicendo che ormai la Giornata per la salvaguardia del creato si celebrerà ogni anno, ed ha esortato tutti ad una vera e propria conversione ecologica. Impegno ecumenico per scongiurare gli sconvolgimenti prodotti dall’uomo sulla natura’Il mondo si trasforma a partire da noi stessi, per questo è impossibile una prospettiva ecologica senza una dimensione religiosa’. Con queste parole del vescovo Paglia si è conclusa la tavola rotonda del 23 settembre, che ha concluso una giornata che era stata aperta con la proiezione del film L’incubo di Darwin e il dibattito con il pastore battista Italo Benedetti. ‘L’ambiente è un tema di fede – ha detto Simone Morandini nel corso del suo intervento – perché diciamo ‘Credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra’. La salvaguardia del creato è allora un elemento comune delle tre religioni abramitiche’. Morandini ha anche spiegato come l’attenzione per l’ambiente da parte dei cristiani nasca in una dimensione ecumenica. La giornata per la salvaguardia del creato nasce infatti su iniziativa della Chiesa ortodossa, fatta sua dal Consiglio europeo delle Chiese (Kek) che riunisce le chiese ortodosse e protestanti, e dal cattolico Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee). ‘Nel mondo cattolico su questo tema si sono mostrati sensibili, fino ad oggi, soprattutto i Paesi mitteleuropei, mentre in Italia il gruppo di responsabilità del creato è nato nel 1999 e inserito nella stessa Cei. D’altra parte su questo tema si è espresso chiaramente sia il magistero di Giovanni Paolo II che quello di Benedetto XVI, alla vigilia della Pentecoste, in cui sottolineava la responsabilità dei cristiani nei confronti del mondo’. Carlo Cirotto, da parte sua, ha fatto un vero e proprio excursus attraverso la storia del pianeta, dalla nascita del primo batterio fino alla distruzione delle foreste pluviali. ‘Darwin parlava di ‘infinite forme bellissime’… Non sono infinite: sono solo 14 milioni di specie animali e vegetali. Di queste sono state catalogate un milione e 400mila, grazie al Museo di storia naturale di New York. Mediamente ogni specie vive 10 milioni di anni, poi si estingue e viene rimpiazzata da un’altra’. ‘L’estinzione di una specie ‘ spiega Cirotto – è una cosa naturale; si calcola che mediamente ogni anno dovrebbero scomparire 30 specie per essere rimpiazzate da altrettante. Il problema è che, a causa dell’uomo, ogni anno se ne estinguono 270mila, una ogni venti minuti. Questo accade soprattutto nelle foreste pluviali, che contengono in sé più del 50% di tutte le specie al mondo, e che vengono distrutte sistematicamente’. Da ciò scaturisce l’imperativo di avere maggior cura dell’ambiente in cui viviamo, per evitare di danneggiarlo ulteriormente.
I cristiani chiamati a una “conversione ecologica”
Giornata per la salvaguardia del creato: le Chiese umbre riflettono
AUTORE:
Arnaldo Casali Nicola Molè